«Da vittima di concussione ad accusata»

Parla l’avvocato della dottoressa che nega di essere stata favorita per la scuola di specializzazione

Da persona offesa a indagata con l’ipotesi di reato di concorso in abuso d’ufficio. Per la 28enne triestina Daria Almesberger non è difficile essere preda dello sconforto. A parlare per lei è il suo avvocato di fiducia Roberto Mete, che venerdì l’ha assistita a Firenze, dove la giovane dottoressa è stata sentita dai pm Luca Turco e Giuseppina Mione come persona offesa nell’ambito di un più ampio procedimento penale avviato a carico del professor Mario Dini, primario di Chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Azienda universitaria-ospedaliera Careggi. «Trovo paradossale che la vicenda principale su cui indaga la Procura fiorentina, in cui la mia cliente assume la veste di persona offesa in quanto vittima di una gravissima e reiterata concussione consumata a suo danno dal direttore della Scuola fiorentina di specializzazione di Chirurgia plastica Mario Dini, appaia solo accennata - precisa l’avvocato Mete –. Il presunto abuso d’ufficio a cui è stato dato ampio risalto sulla stampa, oltre che infondato (la dottoressa non ha ottenuto alcun favore per l’accesso alla scuola di specializzazione che frequenta), distoglie l’attenzione dal fatto ben più rilevante accaduto altrove».

Secondo le ipotesi formulate dalla Procura di Firenze, il direttore della scuola di specializzazione Dini, abusando di tale qualità, avrebbe indotto la Almesberger, medico frequentante il reparto di Chirurgia plastica dell’ospedale Careggi di Firenze, a prestargli assistenza nell’ambito dell’attività intramoenia di tipo allargato da lui svolta in strutture private, distogliendola dall’attività di pubblico servizio a cui era adibita come medico frequentante nel reparto.

Stando alle ipotesi accusatorie, Dini, arrestato per peculato e poi rimesso in libertà, avrebbe indotto la Almesberger a permettergli l’utilizzo di apparecchiature laser per un valore di 100 mila euro di cui la dottoressa aveva disponibilità attraverso il padre. Con ciò prospettandole una corsia preferenziale nell’accesso alla scuola di specializzazione di chirurgia plastica di Firenze e possibilità di carriera in ambito medico, mai concretizzatesi. «Attendiamo serenamente gli sviluppi dell’indagine - chiarisce il legale –. In questa sede, oltre a ribadire l’estraneità della mia cliente a ogni ipotesi di reato a suo carico, mi permetto di evidenziare come gli accenni alle peregrinazioni della dottoressa Almesberger “alla ricerca dei favori di un direttore”, oltre che privi di riscontro sul piano investigativo, appaiano di evidente portata diffamatoria». (a.c.)

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