Dai Di Centa a Pittin, la valle dei campioni

PALUZZA. Tradizione. Passione. Emozione: tre parole chiave. Quelle che il sindaco di Paluzza, Elia Vezzi, snocciola per spiegare un fenomeno sportivo, quella dell’Alto But, che da diversi lustri partorisce campioni e talenti. Oggi è in auge Cercivento, paese di Alessandro Pittin che dopo il primo storico bronzo olimpico della combinata nordica, ha ora inanellato tre splendide vittorie in Coppa del Mondo dove mai nessun italiano era riuscito. Ieri sera, Pittin – accompagnato dall’azzurro tarvisiano, Giuseppe Michielli – è rincasato, reduce da una caduta a Predazzo. Le sue condizioni non sono gravi, ma dovrà fermarsi per un po’. Oggi, comunque, in paese si farà festa.
Terrà di campioni, si diceva. Il Comune confinante, Paluzza, è la “patria” dei Di Centa, i fratelli Manuela e Giorgio che hanno scritto pagine memorabili dello sci azzurro, ma anche del mezzofondista, Venanzio Ortis. Giorgio vanta due olimpionici, i titoli della 50 km. e della staffetta di Torino 2006 e l’argento della staffetta (Lake city 2002). E ancora: un argento (inseguimento) ai mondiali di Oberstdorf e tre bronzi e sei vittorie in Coppa del mondo. Sua sorella, oggi membro onorario del Cio, alle olimpiadi ha vinto 2 ori, 2 argenti e 3 bronzi. Ha vinto due Coppe del mondo di fondo e ai mondiali ha colto 4 argenti e 3 bronzi.
Ma c’è anche il terzo fratello di Centa impegnato nello sport: Andrea, allenatore e presidente dell’Unione sportiva Aldo Moro, vera e propria fabbrica di talenti che opera ormai dal lontano 1946. È lui uno, se non il principale, talent scout. Sorride, prima di rispondere per ammettere che la fucina-Aldo Moro sta sfornando altri campioni: «Qualche nome? C’è Micael Galassi, della squadra nazionale biathlon cha vanta già una medaglia d’argento. Ma ci sono anche promesse molto più giovani come Michele Rovere (fondo) ed Erica Moro (biathlon) tanto per citarne due».
Terra di campioni – è il pensiero di Andrea – perché storia e tradizione rappresentano qui ancora un valore aggiunto. «Ma non va sottaciuta – insiste – la positività di un ambiente idoneo per crescere i giovani, fatto di tranquillità e di massima e proficua collaborazione con la scuola e soprattutto con i loro genitori. Certo, ci fossero più strutture...».
Un tasto dolente, questo, almeno secondo l’onorevole Manuela Di Centa. «Terra di campioni – precisa – nonostante la scarsità di strutture e mezzi. Ma alla fine prevalgono altre doti e anche la consapevolezza che dobbiamo tenere sempre pronta la valigia in mano. Anche per fare sport». Manuela ricorda che suo padre, oltre dieci anni fa, gli parlò di Alessandro Pittin come di una sicura promessa. «Appena trovava una gobba di neve tentava il salto», ricordava il padre di Manuela. Terra di campioni, conferma l’ex sindaco di Ravascletto, Ermes De Crignis, che partecipò ai mondiali di salto nel 1974, mentre alle Olimpiadi del 1976, infortunato, fu sostituito da Leo De Crignis, fondista. Ma anche un altro De Crignis, Ubaldo, va annoverato tra i fondisti. In quegli anni primeggiava anche il “combinatista” Fabio Casanov a, Emanuele Ferrari spiccava nel fondo e qualche anno dopo René Cattarinussi nel Biathlon. Da non dimenticare gli attuali Andrea Morassi (salto), Alessio De Crignis (salto) e Giacomo Matiz nel free style. «Questa – afferma l’ex sindaco di Ravascletto – è una valle che rappresenta l’antitesi della città: meno distrazioni e più attaccamento ai valori della terra, indispensabili per la riuscita nello sci, perché ti concentri di più e non temi la fatica. Poi, forse, ci sarà anche una sorta di Dna: non possiamo dimenticare che il padre di Pittin era un grandissimo fondista».
«Dietro queste storie di importanti successi – aggiunge il sindaco di Paluzza, Vezzi, c’è sì una grande passione, ma anche immensi sacrifici che sono il riassunto delle tre parole chiave per spiegare questi successi. C’è anche da rimarcare che lo sport in queste zone crea sicuramente un forte legame con il territorio; per questo sono del parere – come ripete la Di Centa – che dobbiamo puntare molto sugli investimenti di strutture all’altezza. Insomma, non possiamo dimenticare che nell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia, molte volte un tricolore è stato innalzato grazie a uno dei tanti campioni partoriti e cresciuti in queste terre».
«Sì – ribatte Manuela Di Centa – qualche perculiarità per spiegare questi tanti successi di sicuro ci sarà. Forse qualche antropologo potrebbe darci una mano a trovare risposta».
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