Dal Deposito Giordani al Capitol La nuova “mappa” della musica

Sono poco più di tre anni che il Deposito Giordani è stato chiuso (era il 7 maggio 2016 e la decisione avvenne in seguito alla denuncia di una sola persona) e il vuoto lasciato si è fatto sentire non poco nel Pordenonese, almeno fino alla recente apertura del Capitol, in centro.
Tre anni possono essere tanti o pochi, a seconda dei punti di vista, ma di sicuro rappresentano un cono d’ombra nel quale sono cadute tutte le prospettive e forse le idee musicali delle nuove generazioni del territorio locale.
Aperto il 14 giugno 2002 con una serata per molti aspetti “mitica” e ad ingresso libero – durante la quale si esibirono tutti artisti pordenonesi (dai Tre allegri ragazzi morti sino ai Papu), con una presenza di pubblico che superò ogni più rosea aspettativa, al punto che persino la vicina Pontebbana ne risultò bloccata – il Deposito fu subito un successo.
Il giorno dopo un altro straordinario bagno di folla accolse l’esibizione di Giuliano Palma & The Bluebeaters, una vera e propria serata evento, se si considera che la band ska reggae italiana era il fenomeno musicale del momento.
Da quei primi giorno dell’estate 2002 gli spazi di via Prasecco divennero un punto di riferimento per tutto il movimento giovanile del Pordenonese (ma anche del resto del Friuli e del Veneto) e non solo perché individuati come una sorta di “casa della musica”, ma anche per il generale e inatteso ruolo di centro di aggregazione che da subito seppero ricoprire. Con una serie di successivi e ripetuti interventi di miglioria delle strutture (dal punto di vista dell’acustica e anche da quello tecnico-professionale) al Deposito Giordani vennero inaugurate una sala prove e una sala di registrazione (avvisata nel maggio 2006 e dedicata alla memoria di Peppino Impastato). Divennero frequenti le collaborazioni con i più disparati enti del territorio: dalle associazioni teatrali fino all’Azianda sanitaria (con laboratori realizzati specificamente per creare un sostegno nell’ambito del disagio giovanile).
Il ruolo principale naturalmente l’ha sempre avuto la musica, con una serie di concerti che in molti ricordano, con protagonisti nomi spicco della musica italiana (Francesco De Gregori, Negramaro, Subsonica) ed esponenti della scena indipendente che in quegli anni stava trovando la sua strada anche oltre confine (Vinicio Capossela, Marlene Kuntz, Afterhours, Teatro degli orrori, Caparezza). Sono ancora molti i pordenonesi, e non solo, che ricordano anche le serate in cui si sono esibiti gruppi storici come Buzzcocks, Misfits, Marky Ramone, tutta la scena metal più ricercata, per poi arrivare ai Motorpsycho.
Proprio la band norvegese, una delle ultime ad esibirsi sul palco di via Prasecco prima dei californiani Death, ha stabilito una sorta di ponte immaginario con i giorni nostri, visto che proprio lo scorso ottobre è salita sul palco del Capitol.
I parallelismi in questo senso sono molti, ma il più significativo, oltre che paradossale, è che il pubblico proveniente da fuori provincia che definiva il Deposito Giordani «un posto per la musica unico in regione», dice la stessa cosa del Capitol di via Mazzini.
Oggi i locali dell’ex Deposito Giordani sono stati completamente svuotati e ne è stata cambiata la destinazione d’uso. —
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