Dal Friuli lettera a Maignan: «Caro Mike, ecco perchè questo popolo non è razzista»

«Fa della dignità e del rispetto valori fondanti. Quando tornerai a giocare al Friuli con dietro la curva Nord, riceverai solo applausi»

Antonio Simeoli

UDINE. Caro Mike, hai scritto domenica, dopo quella cosa vergognosa che hai subìto sabato sera allo stadio, che Procura e Udinese saranno complici se non interverranno con durezza. Vero. Ma non serviva.

Guarda, al netto dei nomi appiccicati per il marketing, ora Bluenergy ieri Dacia, hai giocato, hai vinto e non dimenticherai mai quello che hai dovuto sentire ancora una volta, in uno stadio che di nome fa Friuli.

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Perché quello che sabato tifava per l’Udinese, oppure il Milan (qui storicamente di tifosi rossoneri ce ne sono tanti), e anche ti e vi fischiava per timore – perchè sei uno dei più forti portieri al mondo – come si fa in uno stadio, è un popolo.

Che sta al centro dell’Europa ed è, purtroppo, abituato da sempre a essere schiacciato, calpestato, rimbalzato da una parte all’altra della carta geografica.

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Ma è un popolo con un’anima, che gli ha sempre permesso di rialzarsi. Dalle invasioni barbariche, persino dall’occupazione nazista.

Pensa, ad Ampezzo, un piccolo paese della Carnia, durante la Seconda guerra mondiale, per alcuni mesi fu addirittura proclamata la Repubblica libera contro l’occupazione dei nazisti e dei cosacchi, prima che quei paesi, per rappresaglia, venissero incendiati.

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E ancora: prima e dopo la guerra, migliaia di friulani per cercare il pane sono emigrati. A lavorare in Argentina, in America, nelle miniere del Belgio. Sì, anche in quelle della tua Francia.

A mangiare polvere e brutte parole da chi li ospitava. Spesso trattati come bestie, con solo una baracca come rifugio. Eppure, due cose hanno sempre guidato il friulano: la dignità e il rispetto.

Come quando il nostro popolo si rialzò dai lutti e dalle macerie del terremoto del 1976 in pochi anni, anche grazie alla solidarietà di mezzo mondo. E sai cosa faceva la gente qui in quei mesi tremendi? Scriveva sui muri uno slogan: “Il Friuli ringrazia e non dimentica”.

Ecco perché il Friuli non ha nulla a che fare col razzismo. Ecco perché l’Udinese, con a capo una famiglia di friulani, da oltre trent’anni propone ed esporta un modello di calcio che non è solo risultati e plusvalenze, ma anche, e soprattutto, multiculturalità e rispetto per l’altro.

Scusa Mike, se l’allenatore dell’Udinese, al contrario del più celebre collega Ancelotti, che subito dopo analoghi fatti in Spagna non parlò di calcio ma li condannò senza se e ma, sabato sera ha usato l’infelice espressione “sorvolare”.

Non manca mai alla messa della domenica Cioffi, è impegnato in iniziative benefiche, ha fatto solo una scivolata, come quando toglie Lucca per mettere Success. Si scuserà presto, vedrai.

Scusa Mike per quei quattro deficienti che ti hanno insultato. Dai loro padri, nonni, bisnonni, dalle loro peripezie in giro per il mondo e, soprattutto, dai libri di storia sulla loro terra non hanno imparato niente.

L’Udinese ha cultura, tradizione, mezzi tecnologici per cacciarli a calci nel sedere dallo stadio. Che, non a caso, porta il nome di un popolo che non può essere macchiato dalla loro stupidità.

Tornerai a giocare al Friuli con dietro la curva Nord, caro Mike. E riceverai solo applausi e fischi. Te lo deve un popolo.

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