Dal Gorgazzo ai mari d’Italia: addio a Vattolo, pioniere dei sub

È morto a 93 anni lo storico presidente del Centro pordenonese sommozzatori. Dalle prime immersioni ai brevetti, passando per il volontariato nelle emergenze

Valentina Voi
Un gruppo di sommozzatori fotografati al Gorgazzo nel 1972: Vattolo è il terzo da sinistra
Un gruppo di sommozzatori fotografati al Gorgazzo nel 1972: Vattolo è il terzo da sinistra

Se il Gorgazzo ha ospitato le immersioni di Umberto Pellizzari, arrivato a Pordenone per il corso istruttori, lo si deve a lui, che fu il suo esaminatore.

Se la Destra Tagliamento ha rischiato di diventare la culla dell’hockey subacqueo, lo si deve a lui, che lo inventò. Se centinaia di pordenonesi di ogni età hanno scoperto la magia guardare il mondo sotto il pelo dell’acqua lo si deve sempre a lui, al suo rigore e alla sua capacità di immaginare quello che, cinquant’anni fa, era un sogno per pochi.

Bruno Vattolo aveva 93 anni
Bruno Vattolo aveva 93 anni

Se n’è andato a 93 anni Bruno Vattolo, pioniere dell’attività subacquea a Pordenone e per 36 anni presidente del Centro pordenonese sommozzatori: un’istituzione in città, un’associazione che in passato è arrivata a toccare 200 iscritti e 16 istruttori.

Centinaia di bambini, ragazzi e adulti sono stati avvicinati al fascino ma anche alla disciplina del mondo subacqueo da Bruno Vattolo e dai suoi “discepoli”.

Amici che ieri, il giorno dopo la sua morte, si sono stretti nel cordoglio intorno alla famiglia ricordando con un sorriso le tante avventure vissute con Bruno, che ha mosso le prime bracciate nell’Isonzo ma che aveva scelto di abitare nella Destra Tagliamento.

«Eravamo al Giglio, a 30 e passa metri di profondità – racconta Giuseppe “Bepi” Ricci, 86 anni e nessuna intenzione di appendere la muta al chiodo – e avevo finito l’aria. Gli ho fatto segno, mi ha passato il secondo erogatore e siamo risaliti insieme, a braccetto».

Lo ricorda con affetto Paolo Barbesin, a sua volta diventato istruttore dopo che Vattolo decise di dare struttura alla sua passione, frequentando per tre volte alla settimana il corso a Trieste, e poi a Genova.

«Dobbiamo a lui – ricorda Barbesin – la collaborazione con la Protezione civile». Quattro giorni con la muta addosso per portare aiuto: successe durante l’alluvione del 2003. Un volontario a tutto campo, pronto a mettere le sue competenze a servizio nei momenti difficili e in quelli di festa, come la Pinnalonga dal ponte sul Meduna a Visinale (vi partecipò anche Enzo Maiorca) e il Campionato europeo di orientamento subacqueo a Barcis.

E pensare che tutto era cominciato con delle gite in montagna. Le ricorda ancora, la moglie Anna Maria, che l’ha conosciuto alla Zanussi. «Era affabile, allegro, conosceva tante persone» ricorda.

Il funerale sarà celebrato martedì alle 15 a Sant’Antonio di Porcia, dove Bruno abitava: oltre alla moglie, lascia i figli Graziano con Gabriela, Alessandro, i nipoti Gabriel, Nicole, Amelìe e Lucianino, la cognata e il cognato. I

nsieme a loro, la grande famiglia dei sommozzatori pordenonesi, eredi del sogno di un ragazzo che sognava il Blu.

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