Dal voto un segnale per il Pd e la Giunta regionale
Se a giugno erano acciacchi, oggi il Pd e il centrosinistra hanno la febbre alta. L’onda lunga delle elezioni perse a Trieste e Pordenone si è allungata fino al voto di domenica e ha acceso il centrodestra. Un’opposizione ringalluzzita, che fiuta la debolezza dell’avversario e da qui al 2018 diventerà implacabile. La presidente Debora Serracchiani e la sua giunta devono rimettere la barra dritta.
Il colpo più duro viene da Monfalcone, dove l’uscente Silvia Altran non trova il gradimento dei suoi cittadini, mettendo in luce tra i dem anche la questione della scelta dei candidati.
Perché se la classe dirigente del Pd ha avuto la sensazione che in cinque anni la prima cittadina non si sia fatta apprezzare, avrebbe dovuto trovare il coraggio di non ricandidarla. Un coraggio che è mancato. Altran andrà al ballottaggio, ma la partita è data per persa.
«Sono solo amministrative», ripete qualche dem nel tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto. E invece sono segnali di un malcontento che cova da un po’. Cova a partire dalle riforme portate avanti dalla giunta Serracchiani con molta fermezza nei confronti di chi chiedeva maggiore condivisione.
Una partecipazione che Serracchiani ha spesso promesso, in numerosi vertici di maggioranza, in diversi incontri tra i circoli e in Direzione, ma che una parte dei democratici non ha percepito fino in fondo. Il risultato è stata la baruffa, liti e divisioni per la conquista di un posto al sole che ha reso il Pd, anche in Fvg, un partito dilaniato dalle correnti.
E mentre Serracchiani governava i consiglieri regionali stavano nelle comunità a sentire – impotenti, spesso per loro demerito – le lamentele dei sindaci. È accaduto soprattutto con la riforma delle Unioni territoriali intercomunali, quelle Uti che l’assessore Paolo Panontin ha gestito goffamente, con battibecchi spesso imbarazzanti. Serracchiani ne ha contezza e sta cercando di raddrizzare la riforma. Il tempo non è ancora scaduto.
Nemmeno il braccio di ferro con i dipendenti della Regione – 2.700 famiglie – è stato d’aiuto. Il disegno di legge, targato Panontin, è atteso in Consiglio. Anche in quel caso sarà la presidente a doverci mettere la testa. La “rivoluzione” della sanità, invece, sembra essere stata digerita, anche se di alcuni passaggi concreti si devono ancora vedere gli effetti, dall’eliminazione dei doppioni negli ospedali all’assistenza sul territorio.
La giunta ha bisogno di ritrovarsi, d’essere più incisiva in alcuni elementi, da quelli più scontati – Loredana Panariti e Sara Vito, ancora impalpabili – a quelli che non t’aspetti, come Cristiano Shaurli, che fu un ottimo capogruppo del Pd in Consiglio regionale e che da assessore si è un po’ appannato. Nei territori di riferimento, dall’Isontino all’Udinese, anche loro hanno una parte di responsabilità nella sconfitta del centrosinistra.
Non aiutano, nè il Pd nè la squadra dell’esecutivo, le continue chiacchiere interne sul futuro politico di Serracchiani, un tentennamento continuo tra l’«andrà a Roma» e il «no, resterà in Regione», che esaspera i “suoi”, ripiegati sugli scenari possibili (e su quelli improbabili) piuttosto che su quello collettivo.
Sgomita il vice presidente Sergio Bolzonello, considerato il candidato in pectore della coalizione nel 2018. Visti i risultati degli ultimi mesi forse va rivista l’agenda politica.
Sul voto di domenica, è vero, pesa anche la battaglia ingaggiata contro il premier Matteo Renzi sulla riforma costituzionale. Le tensioni sono alle stelle, anche nel Pd. Serracchiani è impegnata a spiegare la riforma e le ragioni del sì, in Friuli Venezia Giulia e in molte altre regioni, da numero due dem.
Dopo il 4 dicembre non sarà la fine del mondo – come va ripetendo Renzi –, ma i segnali vanno colti, anche per migliorare la rotta. La presidente a giugno ha deciso di cambiare strategia, scegliendo una maggiore presenza nelle comunità della regione. Forse è la strada giusta, oggi è presto per dire se funzionerà. Il voto di domenica può essere l’occasione per perfezionare la tattica.
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