Dalila di Lazzaro: "A 5 anni sono stata violentata. È stato terribile"

UDINE. La sua è una vita di quelle piene, dense. Un’altalena di successi e drammi, vissuti con misura e compostezza, quelle che se nasci in Friuli respiri fin da piccolo e poi ti si appiccicano addosso come una seconda pelle. Dalila Di Lazzaro, sempre bellissima anche dopo i sessant’anni, ha incontrato nel suo cammino fortune cinematografiche, musicali ed editoriali, ha conosciuto personaggi come Pasolini, Agnelli o Andy Warhol, ma anche grandi sofferenze, come la perdita del figlio ventiduenne e le violenze subite in tempi in cui i “Weinstein” agivano nell’ombra.
Il primo orco l’ha incontrato da bambina. «A cinque anni mi hanno violentata» ha raccontato l’attrice udinese in una lunga intervista all’Huffington Post Italia. «Mi hanno abusato, è stato terribile. Posso dire solo questo – ha confidato –, però il dolore fa crescere. Le cadute ti obbligano a rialzarti. Sono frasi banali, ma è la verità. Bisogna reagire, non si può fare altrimenti. C’è chi viene fuori e chi invece rimane traumatizzata».
Lei la grinta per uscire dai drammi e rimettersi in piedi l’ha trovata, forte della determinazione che l’ha accompagnata durante tutto il suo percorso artistico. Nonostante le molte porte sbattute in faccia e le tante mani che hanno continuato ad allungarsi su di lei, per carpirne quella bellezza che spesso le si è ritorta contro, rivelandosi un peso più che un dono. «Sono stata trattata come un bel vestito da portare, usare, mostrare» ha dichiarato Di Lazzaro.
Ma non si è arresa, questo mai. «Io ho le spalle forti. Ho dato una motivazione a tutto ciò, ma non è solo questo il mio trauma più grande. Disavventura dopo disavventura sono diventata un robot. La vita però è talmente bella che non me la faccio rovinare dagli altri». Da chi ha approfittato di quando aveva 17 anni e poi altre volte ancora. «Ne ho avuto parecchie – ha rivelato l’attrice –. Gli uomini han fatto man bassa, non me lo aspettavo neanche da certe persone». Tra queste, anche quel miliardario brasiliano, suo “amico”, che, per esserle più vicino, comprò persino una tv in Italia.
Mettere nero su bianco le violenze sessuali, a quell’epoca, era un problema e così Dalila ha preferito non denunciare mai gli abusi subiti. Per togliersi di dosso vergogna e orrore si faceva una doccia e ricorreva al conforto delle amiche, che pure loro le consigliavano «di lasciare perdere» e cercava di non avere più a che fare con quelle persone. «Adesso con Weinstein tutte le donne sono meravigliosamente insieme. Ma all’epoca – ha rivangato nella memoria – non c’era questa mentalità. Negli anni Settanta e Ottanta stavi zitta e ti tenevi il problema».
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