Dalla bombetta di feltro all’attuale cappello

PORDENONE. Agli inizi era una Bombetta di feltro nero dalla penna laterale, chiamata Cappello alla Calabrese o alla “Ernani”, perché si rifaceva al famoso copricapo creato dal costumista della “Fenice” alla prima dell’opera verdiana andata in scena a Venezia nel 1844.
Ma il cappello degli alpini, così come lo vediamo ai giorni nostri, ha conosciuto diverse trasformazioni dalla costituzione del suo corpo, nel 1872, fino al 1910, quando l’atto 196 del 20 maggio 1910 sul Giornale Militare firmato dal ministro Paolo Spingardi, ne sancisce le esatte fattezze.
«E’ adottato per la truppa dei reggimenti alpini un cappello di feltro grigioverde che completa la nuova uniforme da campagna stabilita per dette truppe. Detto cappello consta: di un filtro, di una fodera, di una fascia di alluda (una pelle conciata per favorire la traspirazione, ndr), di 4 occhielli, di una soprafascia, di un cordoncino, di un porta nappina e degli accessori i quali sono per gli alpini: la nappina, la penna e il fregio, e per l’artiglieria da montagna: la coccarda, la penna e il fregio…».
Il fregio dell’aquila sopra una cornetta, davanti a due fucili incrociati – gli artiglieri da montagna hanno due cannoni - è stato adottato nel 1912. Al centro, c’è un tondino per il numero del reggimento. La nappina, alla sinistra del cappello, è il dischetto dove va inserita la penna.
Quest’ultima, è di quattro colori differenti: bianca per identificare il 1° battaglione di tutti i reggimenti, rossa per il 2°, verde per il 3°, azzurra per il 4°. La penna, oggi di materiale sintetico, è nera (corvo) per la truppa; marrone (aquila) per i sottufficiali e ufficiali inferiori; bianca (oca) per gli ufficiali superiori e generali.
Un cappello che non è un semplice capo d’abbigliamento, ma un simbolo della nostra Storia. “Sapete cos’è un cappello alpino?”s’ intitola la poesia di Aldo Rasero, famoso colonnello degli alpini, storico e scrittore.
Sono il sudore, le lacrime, la pioggia e il fango di terre straniere che ne hanno fatto il colore. Sono la neve, il freddo, il peso degli zaini che ne hanno forgiato la forma. Il cappello, è guanciale, coppa per la sete, Vangelo, bandiera, perché «… per un alpino, il suo cappello è tutto». (l.z.)
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