Dalla “città 30” alla Ztl fino alla decadenza commerciale di Udine
Le domande e i pareri dei lettori aprono la strada a un incontro pubblico sulla pedonalizzazione

Sono un tassello fondamentale per la vita del giornale, «il principale patrimonio che abbiamo», ha riconosciuto il direttore Luca Ubaldeschi. E loro, i lettori del Messaggero Veneto, si sono dimostrati attenti e partecipi alle dinamiche di costruzione del giornale nelle versioni cartacea e online, intervenendo a palazzo Antonini-Stringher, sede di Fondazione Friuli, alla riunione “aperta” delle redazioni di Udine e Pordenone.
A rompere il giaccio è stato Marcello Ziani sul progetto di trasformare Udine in una “Città 30”: «Sono decisamente contrario, ritengo la proposta inattuabile – ha chiarito –. Basterebbe applicare rigorosamente i limiti che già esistono con un dispiegamento maggiore delle forze dell’ordine e con sanzioni pesanti per chi non rispetta le regole. Immaginare di estendere a tutta la città un limite di 30 chilometri all’ora è impensabile. Diventerebbero tutti trasgressori».
Restando sul tema della mobilità, si è fatto avanti Sandro Geatti: «Sono favorevole alla pedonalizzazione. Tutte le grandi città europee vanno in questa direzione. In passato non sono mancati gli oppositori a piazza San Giacomo e a via Mercatovecchio pedonali: oggi sono luoghi trasformati in meglio. Sono convinto – ha precisato il lettore – che proponendo occasioni di intrattenimento e di svago nel momento in cui si chiude il centro, si possano creare maggiori occasioni di incontro».
Preoccupato per l’eccessiva velocità delle auto si è dimostrato Nicola Sannito: «Vanno aumentati i controlli e gli autovelox: penso in particolare a via Monsignor Nogara», ha detto.
Questioni che appassionano gli udinesi, ed è per questo che il direttore Ubaldeschi e il suo vice Paolo Mosanghini, hanno annunciato di voler organizzare un confronto pubblico insieme al Comune per mettere sul piatto pro e contro dell’istituzione delle zone 30 e dell’estensione della Ztl.
A tale proposito Giorgio Deotto ha voluto togliersi una curiosità: «La città si divide a metà quando c’è un problema: il giornale cosa può fare per indicare da che parte sta la verità?».
Ubaldeschi: «Bisogna cercare di andare il più possibile in profondità alle questioni. Lo si fa ascoltando il sentimento della città, interpellando esperti e capendo se esistano altre località che hanno già adottato provvedimenti simili. Come giornale dobbiamo fornire strumenti utili a consentire ai lettori di formarsi una propria idea. In un secondo momento, quando il dibattito si accende, possiamo aggiungere un’opinione».
Altra questione sollevata è stata quella dell’identità friulana: «A quando una pagina unica dedicata ai temi del Friuli? – si è chiesto Vincenzo Cressatti –. Sulla vicenda del Tagliamento, per esempio, sono usciti due articoli con tagli diversi sulle pagine di Udine e Pordenone. Perché anziché dividere con due versioni non si è pensato di unire?».
Guglielmo Scoglio ha raccontato la sua esperienza da lettore: «Comincio a leggere i necrologi poi passo alla cultura e alle lettere. La partecipazione attiva delle persone è un valore aggiunto e fate bene a riservare molto spazio alle lettere. Fate un lavoro molto difficile e riuscite a farlo in maniera apprezzabile».
Se Luciano Gattesco si è chiesto quale sia il termine ultimo per la chiusura del giornale, Maurizio Dose si è domandato il perché non ci sia più l’inserto domenicale “Specchio”: «Era un arricchimento su temi diversi da quelli locali», ha spiegato.
Sandra Bulligan, da lettrice quotidiana, ha auspicato «una maggiore precisione per alcune notizie», mentre Margherita Bonina ha posto l’accento sulla decadenza commerciale della città e «sull’allargamento dei bar dopo il Covid, con gli ombrelloni che ormai coprono le strade». Da lei è giunta la proposta di «utilizzare i negozi sfitti per ospitare mostre d’arte».
Francesca Tomada ha segnalato l’inciviltà delle persone («i marciapiedi e le aiuole sono molto sporchi»), mentre Daniela Portegrandi ha portato all’attenzione la situazione di inquinamento ambientale del Torre.
Infine Laura Morandini, la quale ha auspicato altri articoli sulla possibile chiusura «della casa albergo I Faggi e del centro diurno Micesio. Ci stanno buttando fuori senza darci soluzioni alternative», ha denunciato.
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