Dalla-De Gregori a Udine: in scaletta tutti i successi, un inedito e forse “Stelutis”

Sabato alle 21 in Giardin Grande il “Work in progress tour”: Francesco ha rivisto il classico di Zardini in memoria dello zio
UDINE.
Trentun anni dopo Banana Republic e il mitico concerto allo stadio Friuli - del quale abbiamo trattato alcuni giorni fa su queste stesse pagine - ce li ritroveremo sabato prossimo in Giardin Grande, alle 21, più in forma che mai.


Nell’estate del 1979, il loro fu il primo tour italiano ad essere portato negli stadi. Oggi l’esperienza si ripete, stavolta nelle piazze. Francesco De Gregori e Lucio Dalla hanno infatti deciso di portare in tour il format
Work in Progress 2010
: un incontro tra due vecchi amici, ma, più di ogni cosa, un capitolo di storia che si rinnova. I due si racconteranno a vicenda, ricordando episodi della loro lunga carriera artistica e cantando brani entrati di diritto nell’olimpo della musica d’autore italiana. Una scaletta tutt'altro che scontata che, oltre a contenere loro grandi classici, comprenderà anche alcune sorprese, tra le quali un inedito scritto a quattro mani.


La scintilla di
Work in Progress 2010
si è generata il 22 gennaio di quest'anno a Nonantola, quando la nebbia dominava il sole. Novanta minuti di musica per pochi intimi, in un piccolo locale della bassa modenese (il Vox Club). Quindici canzoni, giusto per dire: «Okay, ci siamo divertiti. Il bello comincia adesso». Eppure, per chi c’era, davvero impossibile dimenticare l’emozione della “prova generale”. Le note meravigliose di Anna e Marco, intuizioni geniali della loro vena creativa come L’anno che verrà, autentici capolavori quali I matti, La storia, Futura. Un bagaglio colmo di perle d'autore, con la sorpresa di un inedito a fine concerto: Non basta saper cantare, degno del miglior De Gregori. Ci piace meno il loro riadattamento della celebre Just a Gigolò: era proprio necessario?


Ora la scaletta è ancora più ricca, impreziosita – tappa dopo tappa – da qualche nuova scoperta, da qualche briciola di pane musicale raccolta per strada come sul sentiero di Pollicino. Il pubblico friulano potrà gustarsi oltre tre ore di spettacolo, con una band che per metà appartiene a Francesco e per il resto a Lucio.


I due stanno portando musica nelle più belle località dello Stivale. «Sono i luoghi dell’identità italiana – afferma Francesco De Gregori - dove sono depositate la memoria, la cultura, la bellezza e l'arte. Luoghi magnifici, anche se l’impegno e l’emozione per me sono sempre gli stessi, pure in un palasport, in uno stadio o in un campetto di periferia».


Non c'è dubbio: basta il testo della Leva calcistica del ’78 per credere alle parole del principe (come De Gregori da molti viene chiamato), che della sua fede politica non ha mai fatto mistero, anche mentre il tempo passava e la politica cambiava volto, perdendo i suoi connotati più puri. Proprio a lui toccò in sorte di divenire protagonista di quella lotta di classe che a suo modo cantava: nel 1976 a Milano il cantautore abbandonò il palco del Palalido perché contestato duramente di contaminazione borghese per le sue frequentazioni di alberghi di lusso e per aver strumentalizzato temi cari alla sinistra. Qualcosa di simile gli era accaduto in precedenza a Bari.


Oggi, a cinquantanove anni, il cantautore romano si definisce «un uomo diverso». E tiene a precisare che il sodalizio con Dalla non è una rievocazione, ma un percorso nuovo del quale fanno parte brani che si sono aggiunti nel tempo. Chi sarà sabato sera in piazza Primo Maggio se ne accorgerà. In scaletta ci saranno, tra le altre: Titanic, La donna Cannone, Nuvolari, Viva l’Italia, La valigia dell’attore. E di Banana Republic resterà traccia grazie allo stupore poetico di Santa Lucia, Piazza Grande, 4.3.1943. Poi ci sono gli inediti, creati per questo progetto, che finiranno insieme alle altre canzoni nel doppio cd che nascerà dopo il tour. E chissà - vista la cornice friulana - che De Gregori non regali una delle sue scoperte più intense: quella Stelutis Alpinis da lui riproposta in italiano. Francesco ha riscritto questo classico di Arturo Zardini, in onore dello zio partigiano morto in Friuli durante la seconda guerra mondiale, massacrato non dai nazifascisti, ma da una lotta intestina tra i vari gruppi partigiani.


Su questo pezzo di strada dove la notte è padrona, dove c'è un orso che balla e una scimmia che suona, e ci sta sempre qualcuno che si ferma a guardare, ma una canzone non basta e non basta saper cantare. Così recita il testo del primo inedito che il duo proporrà. Liriche ad alto tasso di identificazione (l'orso De Gregori e la scimmia Dalla, per loro stessa ammissione), che al contempo raccontano l'universo dei musicisti ed i pensieri che lo animano: il desiderio, la speranza, la voglia, forse la presunzione di poter cambiare il mondo, pur con la semplice ricchezza-povera della forma-canzone: un mezzo inadeguato allo scopo quanto un cucchiaio di fronte alla vastità del mare. Eppure l'orso e la scimmia sono ancora sul palco, con le loro canzoni. Oggi più di allora.


«
Work in Progress
è nato come una necessità del presente – spiega ancora Francesco - dato che ci siamo resi conto che le nostri voci condivise erano un suono». La storia sono loro. Nessuno si senta offeso.


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