Dalla pasticceria al coro De Legre Compagnie

UDINE. Da una famosa pasticceria a un hotel moderno e confortevole. Il nome Quendolo ricorda ancora oggi l’epoca dei rinomati esercizi del centro di Udine: Dorta, Sommariva, Caffè Barbaro, Contarena e Carli Folegotto (questi due ultimi tuttora attivi).
Pochi giorni fa, in una tipica osteria di Giardin Grande, si è brindato ai 75 anni di Elvia Quendolo, vedova del compianto pasticcere Bruno, che ci ha prematuramente lasciati 8 anni fa.
È l’occasione per riparlare di quella che era la «premiata pasticceria Quendolo, di piazza Marconi 2 in fondo a Mercatovecchio», così riportavano i calendari anni Trenta.
La signora Elvia, sposatasi con Bruno nel 1967, dopo la gavetta in pasticceria avvia nell’87 l’attività ricettiva in quel di via di Toppo, nell’attuale hotel che porta in nome di Suite Inn abbinando il francese appartamento all’inglese locanda.

È un hotel molto curato, di 18 stanze distinte dai colori: rossa, verde, blu. Quest’ultima è detta anche “dell’Angelo” perché nel ricco panorama che offre c’è anche l’angelo del castello, di recente ravvivato da uno splendido manto dorato.
Dopo una lunga esperienza nell’accoglienza e una collezione di aneddoti che ama ancora raccontare su insoliti turisti e affezionati clienti austriaci, Elvia ha convertito ora la passione per l’accoglienza in impegno nel sociale e nella solidarietà.
È, infatti, trascinatrice e coordinatrice delle attività del coro De Legre Compagnie, del Salotto d’argento, diretto dal maestro Silvio Medeossi. Sono una ventina di persone che si dedicano – come volontari – a intrattenere gli anziani negli istituti che li ospitano, dalla Quiete all’Argentea, con un repertorio di villotte e canzoni in italiano vecchie e nuove.
«La musica è terapeutica per superare i piccoli acciacchi dell’età e sentirsi utili – dice la signora Elvia – portando gioia a chi vive in solitudine. Il Comune di Udine ha accettato la nostra richiesta di disporre di uno scuolabus per raggiungere le sedi fuori città. Con un piccolo contributo ci autofinanziano e, dopo aver cantato per gli altri, finiamo alla moda friulana con un cin-cin in ligrie tra noi». (m.b.)
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