Dalle stelle al Vecchio Stallo: festa per i trent’anni

UDINE. Dieci anni, 2005-2015, misurati dallo spazio di un libretto. Et voilà, il Vecchio Stallo dei fratelli Mancini volta ancora pagina. Oggi, lunedì 21 settembre, alle 18.30, nell’”osteria dei Marescialli” di via Viola sarà presentata la nuova pubblicazione che certifica il trentennio della gestione condotta dal quartetto dei Mancini dal settembre 1985 a oggi.
I protagonisti sono sempre quelli, anche se i ruoli sono un po’ cambiati. Enzo, ex maresciallo degli alpini, si è messo in (seconda) pensione, ma “aleggia” su tutti, come il padre tutelare. I titolari sono rimasti gli altri due, Mario, il cuoco, e Maurizio, l’addetto alle pubbliche relazioni; c’è infine un quarto fratello. Ugo, professore di musica, ma sempre disponibile, quando occorra, a dare una mano.
I partecipanti ai festeggiamenti di lunedì si accorgeranno che poco è cambiato: la famiglia e la tradizione, colonne portanti del Vecchio Stallo, sono incrollabili, l’ambiente intoccabile (qualche restauro è stato fatto al tetto e alla parte esterna), l’interno è rimasto quel piccolo gioiello che in questi trent’anni ha avuto valanghe di estimatori (giornalisti e scrittori, attori e cantanti di passaggio a Udine...).

Altro fenomeno curioso è il “cambio di colore” del personale di servizio. «Ci affiancano al banco, ai tavoli o in cucina - spiega Enzo - quattro donne, tutte africane: Caterina e Abigail del Ghana, Ester del Cameroun, Jennifer della Nigeria. Se la cavano tutte molto bene. Caterina che è un po’ la leader del gruppo (è tale e quale la Mamie di Via col vento) è in Italia da quindici anni e parla persino un po’ di friulano. Personale italiano? Qualcuno se n’è andato per limiti di età e di nuovi è difficile trovarne...».
La storia dell’osteria di via Viola è plurisecolare, come il palazzo che ospita il locale, che fu proprietà dei nobili Gorgo e poi dei conti di Maniago. Secondo la professoressa Emilia Mirmina uno stallo c’era già nel 1647, quando il complesso ospitava l’Accademia di Udine, allora detta degli Sventati, fondata nel 1606.
Nel 1927 il locale ricevette dal Comune l’autorizzazione alla vendita dei vini padronali. Nacque così la moderna osteria che dal 1934 venne gestita da una stessa famiglia, i Picco.

Appunto dalla signora Firmina Picco, ritiratasi col marito, nel l985 fu rilevata dai fratelli Mancini. È diventata così «l’osteria della famiglia dei marescialli» perché anche il nonno e il padre erano marescialli, il primo d’artiglieria e il secondo dei carabinieri. Erano originari di Massa Lubrense (Sorrento).
A Enzo chiediamo cos’è cambiato in questi anni. «È cambiata Udine - risponde il decano del Vecchio stallo - come tutte le realtà cittadine, dal commercio alla ristorazione, dai problemi della Zona a traffico limitato ai parcheggi. Quanto alla Ztl secondo noi, dopo le 20, bisognerebbe riaprirla, come fanno nelle grandi città: dopo quell’ora non ha più senso».

Tornando all’osteria, «noi cerchiamo soprattutto di mantenere le tradizioni gastronomiche friulane». Il locale - come spiega uno dei più noti frequentatori, il giornalista Paolo Polverino, autore della prefazione del libro “Dalle stelle allo Stallo” - «è rimasto sempre uguale a se stesso, pur cambiando ogni giorno».
«Da noi - aggiunge Enzo Mancini - si trovano ancora le trippe, il rognone trifolato, il baccalà, le patatine al forno (in cucina utilizziamo, per la cottura, solamente piastra e forno), gnocchi di Sauris, cjarsons, minestra di orzo e fagioli, zampetto di maiale...».
A quella del Vecchio Stallo si affianca la storia del Comitato difesa osterie, che qui ha la sede, del quale Enzo Mancini è vicepresidente e il presidente Enzo Driussi sarà tra i principali ospiti di lunedì.
L’osteria è anche recapito dei gruppi Ana e della fanfara della Julia, del Borgo Poscolle (disputò il Paliodonna con Enzo Mancini “capitano”) e degli amici di Villaco con il loro Kirchtag, che vi trovano calorosa ospitalità.
Si sono seduti a quei tavoli, tra i giornalisti Isi Benini, Piero Fortuna, Mario Quargnolo e Paolo Schinko; personaggi dello spettacolo (l’attore Sergio Fantoni, «appassionato del bollito», il regista Monicelli, che «chiedeva fettine di lardo e un bicchiere di tocai»); molti politici (vi era anche la sede del Circolo Zuodar, della Dc) e quasi tutti i sindaci. «Da Zanfagnini a Barazza e Mussato fino a Cecotti hanno festeggiato da noi l’elezione.
Voleva farlo anche il loro predecessore, Angelo Candolini, ma purtroppo - ricorda Enzo Mancini - morì improvvisamente trent’anni fa, all’alba del 2 ottobre 1985 (noi avevamo aperto il 21 settembre): per quella sera, dopo il consiglio comunale che lo avrebbe rieletto sindaco, aveva fatto prenotare da noi la pasta all'amatriciana».
E concludiamo rievocando un altro illustre personaggio che non c’è più: la contessa Liva Braida. Era la vedova del conte Giancarlo di Maniago e abitava nell’adiacente palazzo. Mario Mancini racconta che «veniva ogni giorno a pranzo e si sedeva nel solito angolino sotto il ritratto sorridente del marito, mancato, quasi centenario, nel 2002. Lei lo ha raggiunto pochi anni dopo e ora sopra quel tavolino - che è diventato uno dei più richiesti - ci sono entrambi i ritratti dei conti».
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