Danieli striglia i dipendenti: dovete essere più produttivi

UDINE. “Sensibilizzazione”. La definiscono così. È un richiamo a “incrementare ulteriormente la produttività”. Non solo è dura trovare un lavoro, mantenere il posto conquistato lo è altrettanto. La conferma – ce ne fosse bisogno – arriva dal colosso Danieli & C. di Buttrio, a spanne 2.300 dipendenti solo nella sede alle porte di Udine. Esempio di produttività e rigore, since 1914, la multinazionale friulana a luglio, con una lettera interna, ha invitato decine di lavoratori a essere più presenti. «Routine», fanno sapere dall’azienda. Una sollecitazione che di solito dà i risultati sperati, maggiore produttività, appunto.
La comunicazione è firmata da Mauro Bossi, direzione risorse umane, viene consegnata in sede e siglata dal dipendente per ricevuta. «Al fine di ottenere la massima collaborazione da parte di tutti nella struttura organizzativa alla quale lei appartiene – è scritto nella comunicazione datata luglio 2012 –, con la presente desideriamo sensibilizzarla sulla necessità di maggior presidio e focalizzazione verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati». Un incipit conciliante, quanto risoluto è l’assunto successivo.
«Abbiamo invece constatato che in più occasioni nell’ultimo periodo lei non ha fornito la disponibilità e flessibilità necessarie a raggiungere gli obiettivi assegnati all’ufficio in cui è inserito. Per questa ragione – prosegue la lettera – le chiediamo di avvalersi della collaborazione dei suoi responsabili affinché possa mettere in atto tutte le modalità ritenute utili al fine di incrementare ulteriormente la sua produttività individuale». Saluti (cordiali) «sicuri che saprà interpretare la presente comunicazione con il giusto spirito positivo e costruttivo».
Il Gruppo Danieli è esempio d’eccellenza, non solo in Friuli, non solo nella lavorazione dell’acciaio. Anche nella disciplina. «È un normale esercizio della potestà imprenditoriale – rispondono dal quartier generale di Buttrio –, è come se il suo capo le chiedesse di fare di più. Per noi sono cose di routine, che di norma vengono fatte quando il momento lo richiede, quando ce n’è bisogno. E che di solito danno i risultati che ci attendiamo, perché i responsabili delle diverse aree poi sollecitano i dipendenti. E la prassi prevede che invece di sollecitazioni a voce ai lavoratori vengano inviate comunicazioni scritte».
L’inflessibilità con cui viene condotta l’impresa Danieli è nota. Lo dimostra, è un esempio, la relazione a Buttrio con le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) interne all’azienda, elette, ma che i vertici del Gruppo non riconoscono, tanto che dall’elezione quattro anni fa è nato un contenzioso giudiziario che è ancora aperto con la Fiom.
E non ci furono dubbi sulla linea aziendale da non oltrepassare quando si trattò, nel 2009, di allontanare una dipendente milanese che aveva creato su Facebook il gruppo “Noi poveri sfigati che lavoriamo in Danieli”. Non valse alcuna tesi e lei firmò un accordo di rinuncia al lavoro. Che nel colosso dell’acciaio di Buttrio si deve conquistare ogni giorno.
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