Debiti e futuro, Aussa Corno al bivio

SAN GIORGIO DI NOGARO. Non c’è un inizio vero nella story dell’Aussa Corno, come del resto neppure le dimissioni del presidente Tullio Bratta rappresentano una conclusione. Casomai, la decisione di Bratta è, per adesso, la punta dell’iceberg di una situazione di difficoltà economica, di conflittualità interna, di incertezze sul futuro e di problemi di bilancio.
Che per tre volte consecutive ha segnato rosso. Da qui la richiesta di ricapitalizzare la società, richiesta che ha ottenuto il niet del socio di maggioranza relativa, ovvero la Provincia. E così, in questa ennesima saga di una società pubblica che boccheggia alla ricerca disperata di ossigeno, il presidente di palazzo Belgrado diventa una sorta di vittima designata, quello che adesso recalcitra contro la ricapitalizzazione, mentre prima...
La promessa di Fontanini. Siamo nel marzo scorso, alla vigilia cioè degli appuntamenti elettorali. Nel corso dell’assemblea dell’Aussa Corno, nello stralcio del verbale si legge, tra l’altro: «... Il presidente Fontanini evidenzia anche che in questa fase di esercizio provvisorio per la Provincia, a ridosso delle elezioni, vi era l’impossibilità tecnica di addivenire alla concessione di un prestito soci al Consorzio. Conferma comunque la disponibilità sua, qualora dovesse essere rieletto, ad effettuare l’auspicato intervento finanziario a favore del Consorzio nella forma di “prestito soci” e/o “aumento del fondo di rotazione”».
Il monito di Da Pozzo. Il presidente della Camera di commercio di Udine, Giovanni Da Pozzo, ieri ha ribadito la linea dell’ente che presiede, con un richiamo alla responsabilità. «Noi fin dall’inizio - afferma – abbiamo sempre dato una disponibilità chiara: per il prestito, per la ricapitalizzazione o per altre soluzioni che potessero far fronte nell’immediato al problema finanziario. Per Da Pozzo, l’Aussa Corno «è la più grande realtà industriale della nostra regione e come secondo socio non ci sottraiamo ai nostri doveri». Infine, nel condividere «l’atteggiamento del presidente Bratta e del nostro rappresentante Masotti», aggiunge che «non si possono portare avanti dichiarazioni e atteggiamenti ambigui o contraddittori, come alcuni soci hanno fatto in questi mesi. Bisogna prendere delle decisioni e agire per il meglio».
Luci solidarizza con Bratta. E con Bratta si schiera anche il presidente di Confindustria di Udine, Adriano Luci, secondo cui «da tempo erano note la pesante situazione di squilibrio finanziario del Consorzio così come la necessità di un urgente intervento di rafforzamento patrimoniale per il proseguimento dell’attività essenziale per le imprese insediate e per l’attrattività industriale del territorio. Altrettanto noto era che, in mancanza di interventi concreti e condivisi attraverso i necessari apporti finanziari, che sono di pertinenza esclusiva dei soci e di cui si sta discutendo ormai da un anno, la gestione del Consorzio in condizioni di assenza di liquidità non sarebbe potuta proseguire. E gli amministratori non sono tenuti ad assumersi responsabilità che non competono ad essi ma ai soci».
Il progetto di rilancio. «Non posso che rammaricarmi – dice ancora Luci – per la lentezza nel perfezionamento del progetto di rafforzamento patrimoniale e del piano di rilancio. È stato definito un conseguente progetto condiviso dai soci, votato all’unanimità dall’ultima assemblea che però non incontra ad oggi le condizioni per poter essere attuato. Mi auguro che l’impegno di Confindustria, insieme ad alcuni altri soci, di partecipare al progetto possa concretizzarsi tempestivamente nell’interesse, che è generale, di restituire al Consorzio il suo ruolo di attrazione degli investimenti industriali. Non può sfuggire a nessuno che i tempi che stiamo vivendo non consentono giudizi affrettati e inopportuni da parte di alcuno. Però occorre decidere senza indugi e tentennamenti mettendo mano ai necessari apporti finanziari. E da subito».
Il nodo investimenti. Negli anni 2008-2009-2010 il Consorzio aveva provveduto all’acquisizione di aree per un costo complessivo di circa 35 milioni per 500 mila metri quadrati fronte-canale. C’era stato, per quelle aree, anche un interessamento di una imponente società cinese. Poi non se n’era saputo più nulla. Il resto lo hanno fato la crisi economica e lo stallo del mercato immobiliare. Quell’esposizione finanziaria ovviamente pesa sul futuro del Consorzio. E proprio in questo quadro s’inserisce la richiesta di ricapitalizzazione che servirebbe da un lato a dare un altro anno di ossigeno al Consorzio in attesa, appunto, di qualche segnale positivo sul fronte immobiliare e dall’altro a tacitare il pressing delle banche che sollecitano il rientro.
La partita politica. In attesa dell’assemblea di agosto, tutte le ipotesi sulla soluzione della crisi restano aperte. E con esse anche i possibili retroscena politici. Da alcuni blog vicini alla Lega, quanto sta accadendo in Aussa Corno viene definito anche come un progetto per depotenziare il presidente Fontanini. Un progetto di ridimensionamento che avrebbe una precisa regia al cui vertice ci sarebbero due nomi di spicco, rispettivamente del Pdl e della Lega Nord.
L’appello de Pdl. Ieri, intanto, c’è stato un vertice tra Pdl e lo stesso Fontanini. «L’incontro – precisa il consigliere regionale Alessandro Colautti – è stato organizzato per dar seguito alla mozione per il mantenimento del ruolo pubblico all’interno della compagine societaria, e anche alla luce delle dimissioni del presidente Bratta che sembrano motivate dalla mancanza di una risposta da parte della Provincia di Udine. Fontanini ha ulteriormente confermato la volontà della Provincia di Udine di mantenere il suo ruolo di socio di riferimento nella compagine societaria come ha sempre sostenuto anche in precedenti occasioni, e quindi conferma quanto auspicato nella mozione».
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