Decine di richieste in Friuli per la fecondazione assistita

In nove mesi alla Casa di cura sono state effettuate 47 inseminazioni eterologhe. Diagnosi preimpianto sperimentata su 21 coppie: a novembre il primo bimbo
Una biologa estrae da un apposito contenitore di azoto liquido embrioni congelati in un centro fecondazione di Napoli, in una immagine di archivio. ANSA / CIRO FUSCO
Una biologa estrae da un apposito contenitore di azoto liquido embrioni congelati in un centro fecondazione di Napoli, in una immagine di archivio. ANSA / CIRO FUSCO

UDINE. Poco meno di una cinquantina di ovuli fecondati impiantati nella aspiranti mamme in soli nove mesi alla Casa di cura Città di Udine. Vale a dire molti di più di quanti l’amministrazione regionale aveva preventivato di importare dalla Spagna per il fabbisogno annuale di tutta la regione.

Tremila euro l’uno

La fecondazione eterologa in Friuli ha avuto un avvio decisamente superiore alle aspettative: ben 47 a nove mesi dall’avvio dell’impianto di ovociti o spermatozoi da donatori esterni alla coppia. La principale richiesta, inutile dirlo, riguarda i primi, per nulla facili da reperire. Quelli impiantati alle coppie che si sono rivolte alla Casa di cura vengono dalla Imer Biobank di Valencia. Ciascuna “promessa di vita” crioconservata in azoto liquido viene importata al costo di circa tremila euro.

Maternità tardiva

«Il ricorso agli ovociti donati si sta espandendo per la ridotta riserva ovarica correlata al ritardo della scelta procreativa (cioè al fatto che si può diventare genitori, oggi, solo dopo aver risolto problemi di natura economica) – è la spiegazione fornita dal dottor Renzo Poli, responsabile del Servizio di Procreazione medicalmente assistita della Casa di cura –. L’età materna, però, può compromettere la risposta della paziente alle procedure standard di fecondazione assistita. Ecco quindi la richiesta di accesso alla procreazione assistita di tipo eterologo che, utilizzando ovociti di donatrice e pertanto di soggetto con meno di 35 anni, garantisce più possibilità di successo».

A novembre il parto

Il primo bambino procreato ricorrendo alla donazione di gameti esterni alla coppia al Città di Udine verrà alla luce a fine novembre. Ma ci sono decine di coppie in attesa. Ogni mese i medici del Servizio di procreazione medicalmente assistita fanno una quarantina di colloqui alle coppie che sono alla ricerca di un figlio, tant’è che nei primi nove mesi del 2016 sono stati registrati 249 primi accessi al servizio.

Ma i criteri di selezione delle coppie che possono accedere alla fecondazione eterologa sono rigorosi e vi si ricorre solo quando è assolutamente necessario. In molti altri casi l’impiego di altre tecniche di fecondazione assistita è più che sufficiente. Sono 184 i cicli di Fivet o Icsi (fecondazione ottenuta in laboratorio e successivo impianto di embrione in terza o quinta giornata) effettuati in da gennaio a settembre al Città di Udine.

Diagnosi preimpianto

Sempre più numerose anche le diagnosi preimpianto - 21 nello stesso lasso di tempo –, il nuovo fronte che vede impegnato il Servizio di procreazione della Casa di cura per le coppie portatrici di malattie genetiche. La struttura udinese è stata la prima a partire in regione e, recentemente due coniugi friulani che risultavano portatori sani di fibrosi cistica dopo la diagnosi preimpianto sono diventati genitori.

La tecnica consente di escludere la presenza di patologie genetiche a rischio. Per le coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche, la procreazione assistita è l’unica possibilità che garantisca di avviare gravidanze con embrioni non malati attraverso la diagnosi preimpianto.

Il convegno

Una realtà che verrà illustrata il 5 novembre all’Astoria Hotel Italia, quando il Servizio di procreazione medicalmente assistita del Casa di cura, centro di riferimento territoriale attivo da un ventennio che ha fatto nascere centinaia di bambini si racconterà. Altro settore in espansione è il“social freezing” che consente di conservare ovociti o liquido seminale in previsione di terapie a rischio (come la chemioterapia) o se si intende procrastinare il progetto di procreazione.

Gravidanze negate

Oggi quasi tre bimbi su cento in Italia nascono con le tecniche di fecondazione assistita. In Friuli, una coppia su cinque non riesce non riesce a coronare il proprio progetto di genitorialità e si rivolge alla medicina della riproduzione che dal 1978 – anno in cui è stata concepita la prima bimba in provetta – a oggi, ha fatto passi da gigante.

Molte le figure professionali che sono coinvolte in questo percorso: il medico di famiglia, regista della salute della coppia, al ginecologo, quale primo referente specializzato in materia, all’esperto di procreazione assistita, affiancato da biologi e consulenti che vanno dal genetista allo psicologo fino all’infettivologo, in alcuni casi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:sanità

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto