Delitto di Capodanno a Udine, niente domiciliari per l’indagato: «È spregiudicato e inaffidabile»

Il Riesame motiva la decisione di confermare la custodia in carcere: «Non ha mai prestato soccorso»

Christian Seu
Gli agenti della polizia mettono i sigilli al Laghetto Alcione, teatro dell’omicidio di Ezechiele Mendoza
Gli agenti della polizia mettono i sigilli al Laghetto Alcione, teatro dell’omicidio di Ezechiele Mendoza

UDINE. Anderson Vasquez Dipre «non ha mai prestato soccorso» a Ezechiele Mendoza Gutierrez, ucciso la mattina di Capodanno al Laghetto Alcione dopo essere stato ferito a morte, colpito con un bicchiere andato in frantumi. Dando sfoggio in quella circostanza di una personalità contrassegnata da «spregiudicatezza, irresponsabilità e inaffidabilità».

A scriverlo sono i giudici del tribunale del Riesame, motivando così la scelta di rigettare la richiesta di revisione della misura di custodia cautelare in carcere formulata dall’avvocato Emanuele Sergo, difensore del trentaquattrenne indagato per l’omicidio avvenuto all’alba del primo giorno dell’anno nel locale di via dei Prati.

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Al centro, Ezechiele Mendoza Gutierrez: aveva trent’anni e viveva a Campoformido. Nelle foto ai lati, le forze dell'ordine impegnate nelle prime fasi delle indagini all'esterno del locale

Per il collegio chiamato a esprimersi sull’istanza del legale di Vasquez Dipre (presidente Enzo Truncellito, estensore Giorgio Nicoli, giudice Francesco Antoni), la valutazione sulla custodia cautelare effettuata dal giudice per le indagini preliminari è pienamente congrua, considerando «il pericolo di reiterazione di gravi reati contro la vita e l’incolumità delle persone», tenendo conto anche dell’atteggiamento «di spregio» per le prescrizioni alle quali avrebbe dovuto attenersi: la sera del 31 dicembre l’uomo lasciò la casa di Udine dove era ai domiciliari per partecipare al veglione al Laghetto Alcione.

I giudici del Riesame richiamano la ricostruzione dei fatti emersa dalle prime battute dell’indagine, partendo da un elemento confermato dallo stesso Vasquez, che inevitabilmente ha contribuito a determinare lo svolgimento dell’azione conclusa con la tragica morte di Mendoza.

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In alto a sinistra il presunto assassino, Anderson Vasquez Dipres, sotto la vittima, il 31enne Ezechiele Mendoza Gutierrez; a destra gli uomini della Scientifica all’esterno del locale

Fin dall’interrogatorio di garanzia Vasquez aveva ammesso di aver bevuto parecchi alcolici durante la serata. Una circostanza che «introduce un fattore di scarsa credibilità» della versione fornita dall’indagato, secondo i giudici, per i quali Vasquez «si è messo volontariamente in quello stato di alterazione e di azzeramento dei freni inibitori, dimostrando un’incapacità di controllare le proprie pulsioni assai grave e sintomatica di pericolosità e totale inaffidabilità».

Secondo il Riesame, inoltre, il trentaquattrenne avrebbe dovuto rendersi conto delle conseguenze del suo gesto e invocare soccorsi che invece non ha allertato, «lasciando la vittima a terra». Elementi che concorrono «a fotografare la personalità dell’indagato in termini di spregiudicatezza, irresponsabilità e inaffidabilità».

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Il trentenne ucciso, il B&B Daysi style class di Bressa di Campoformido (in una foto tratta dal sito internet della struttura) e la madre del giovane

Fin dal primo interrogatorio con gli investigatori Vasquez si è difeso, spiegando di aver agito per difendersi da Mendoza, che si era parato minaccioso a lui all’esterno del locale, per rinfocolare una discussione legata a vecchie ruggini scaturite tra i due per questioni di donne.

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