Delitto di Palmanova, sentita dagli investigatori l’ex ragazza di Mazzega

UDINE. Per cercare di fare luce sulle circostanze della morte della ventunenne Nadia Orlando gli investigatori hanno ascoltato anche la testimonianza dell’ex ragazza dell’uomo che ha confessato di averla strangolata: Francesco Mazzega di Muzzana del Turgnano e ora residente a Spilimbergo, il trentacinquenne con cui la vittima aveva una relazione da circa un anno.
La fidanzatina di un tempo, che Mazzega aveva conosciuto all’epoca dell’università, ha spiegato agli agenti della Squadra mobile che la loro storia si è conclusa già qualche anno fa. Le è stato comunque chiesto di ricordare come andavano le cose tra loro e lei, sostanzialmente, ha descritto un normale rapporto fra ventenni che si è protratto per alcuni anni e poi è terminato senza momenti critici.
La donna non ha evidenziato problemi particolari, ha solo ricordato che lui, durante alcune uscite con gruppi di amici, era stato a volte un po’geloso degli altri ragazzi. Anche questa tessera, dunque, si va a ad aggiungere al complesso puzzle che gli inquirenti – coordinati dal pm Letizia Puppa – stanno cercando di mettere insieme. Ieri negli uffici di viale Venezia è stata sentita anche una delle cugine del trentacinquenne. Un’altra era già stata convocata nei giorni scorsi.
E la loro descrizione del 35enne combacia con quella di una persona «brava, mite e riservata». «Ogni testimonianza è importante – ha spiegato ieri il procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo – e ognuno ci può aiutare a conoscere meglio i protagonisti di questa vicenda e a capire che cosa può essere accaduto tra la sera di lunedì e mercoledì mattina. Ci sono una decina di ore ancora tutte da ricostruire – ha precisato il numero uno della Procura –, dieci ore in cui ci sono tutta una serie di circostanze che, per ora, sono rimaste oscure». I due giovani, secondo la ricostruzione effettuata finora, sarebbero dapprima andati a parlare lungo il greto del Tagliamento.
Poi è scoppiata una discussione, al culmine della quale lui le avrebbe messo le mani al collo fino a toglierle il respiro per sempre. Attualmente Francesco Mazzega, come conferma il suo legale, l’avvocato Annaleda Galluzzo, è ancora seguito dal personale del servizio ospedaliero psichiatrico di diagnosi e cura del Santa Maria della Misericordia. Anche se per lui il Gip Andrea Odoardo Comez, al termine dell’udienza di convalida del fermo per omicidio, aveva disposto la custodia cautelare in carcere.
La misura, tuttavia, sarà eseguita solo quando i medici dichiareranno che sono cessate le esigenze di carattere sanitario che, mercoledì, avevano reso necessario il ricovero. Il trentacinquenne, infatti, aveva mostrano uno «stato di prostrazione e di deflessione del tono umorale» che lo aveva indotto a manifestare propositi autolesionistici. Gli inquirenti si aspettano di poter acquisire alcuni importanti elementi dall’esame autoptico che comincerà domani mattina e che sarà effettuato dal dottor Carlo Moreschi.
Resta ancora da definire, infatti, l’ora del decesso (per ora collocata tra le 21 e le 24 di lunedì 31 luglio) e di sicuro il profe ssionista sarà anche chiamato a stabilire se la morte è stata “istantanea” o se, invece, Nadia avrebbe potuto salvarsi se fosse stata accompagnata subito al più vicino ospedale. «Con opportuni sopralluoghi – ha anticipato il procuratore capo – cercheremo di ricostruire il percorso fatto dall’indagato per le strade del Friuli. Lui, se vorrà, potrà collaborare. Ma anche nel caso in cui non intendesse farlo, comunque procederemo e faremo tutto ciò che è possibile per chiarire la dinamica dei fatti. Se vorrà fornire il suo apporto – ha aggiunto Antonio De Nicolo – dovremo attendere che esca dal reparto di psichiatria, perché diversamente l’accertamento sarebbe inefficace. In ogni caso – ha concluso il capo dei magistrati udinesi – cercheremo di fare il nostro lavoro nella maniera più celere possibile. Ciò, naturalmente, per poter restituire la salma alla famiglia, in modo da non aggiungere ritardi al loro strazio».
La mamma e il papà di Nadia Orlando, già lunedì sera, erano in pensiero per loro figlia. La giovane, infatti, verso le 19. 30 era uscita e aveva detto che sarebbe rimasta fuori solo pochi minuti, giusto il tempo di un chiarimento con Francesco. Non vedendola rientrare, la madre le aveva scritto un messaggio, ma non aveva ottenuto alcuna risposta. La donna allora, sempre più preoccupata (anche perché in quei momenti in televisione stavano dando la notizia relativa a una coppia di fidanzati trovati morti in casa, a Trento, e si parlava di omicidio-suicidio), aveva chiesto al marito e al figlio più piccolo di andare subito a cercare Nadia.
Ma le ricerche in paese e lungo il Tagliamento erano risultate vane. Il padre della giovane, allora, è salito in auto e ha raggiunto la casa di Francesco, a Spilimbergo. Ma anche lì, niente. L’abitazione era vuota e non c’era nemmeno la Yaris dell’uomo. All’alba di martedì, dopo una notte trascorsa senza chiudere occhio per l’angoscia, i coniugi Orlando si sono rivolti ai carabinieri della stazione di San Daniele per sporgere una denuncia di scomparsa. Poco dopo hanno saputo che alla Sottosezione della polizia stradale di Palmanova si era presentato un uomo dicendo «Credo di aver commesso un omicidio». Quell’uomo era Francesco Mazzega. Alle 9.12 era arrivato a bordo della sua Yaris, dopo aver vagato per tutta la notte. Sul sedile passeggero c’era lei, la ventunenne Nadia, ormai senza vita.
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