Delitto Elsa, adesso spunta un supertestimone
Spunta un supertestimone nella nuova inchiesta sull’omicidio di Giancarlo Ferrario, il travestito conosciuto come Elsa ucciso il 18 dicembre 1995. Una persona è sicura che l’ultimo indagato – finito di recente sotto inchiesta – aveva una frequentazione costante con il travestito, contrariamente quindi a quanto l’indagato ha manifestato, seppure informalmente, quando gli è stata notificata l’informazione di garanzia. Il supertestimone è molto preciso e racconta anche un episodio specifico. Non solo la scienza, quindi, in questa nuova fase investigativa è contro l’udinese Marcello Albini, 33 anni, che è in attesa dell’esito della consulenza del Ris di Parma che sta comparando il suo Dna con quello di tracce ematiche repertate su un cuscino sulla scena del delitto. Adesso c’è un’altra persona che racconta e indica Albini come un frequentatore “assiduo” di Elsa. Un’altra persona perché, come si è già riferito, l’inchiesta del carabinieri del Nucleo investigativo – coordinata dal sostituto procuratore Claudia Danelon – ha ripreso vigore proprio da una testimonianza, una confidenza. Ma ora c’è qualcosa di più: c’è un’altra persona (che evidentemente Albini conosce) in grado di collocare storicamente fatti personali importanti avvenuti in quel dicembre ’95 e collegarli in qualche modo al convincimento che allora il giovanissimo Albini frequentava il travestito. Il 4 agosto il tenente Christian Faccinetto del Ris di Parma ha cominciato a lavorare. La difesa, rappresentata dall’avvocato Giovanni Adami, ha nominato come proprio consulente di parte un’esperta di Dna, Paola Tasinato dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Padova. La Procura chiede di estrapolare le sequenze del Dna e di compiere ogni indagine genetica utile per la comparazione del Dna del sospettato, che si è sottoposto a un prelievo di saliva. Sono 45 i giorni di tempo che l’ufficiale dell’Arma si è preso per depositare il proprio elaborato; quindi entro settembre si dovrebbe sapere la verità scientifica. La difesa, però, ha annunciato battaglia, definendo quello della Procura un «quesito blindato». L’avvocato Adami, infatti, aveva senza successo tentato di far estendere la prova ad altri reperti: una gomma da masticare, un bicchiere, un fazzoletto di carta e alcuni preservativi. Al momento, invece, è sotto analisi soltanto il reperto 15, l’unico ritenuto ancora utilizzabile perché rimasto ben conservato. Si tratta d’un cuscino: sotto le macchie di sangue di Elsa ci sono tracce biologiche che, con le tecniche odierne, possono essere “separate” dal sangue. Dall’esame di questo materiale organico, oggi appunto possibile con strumenti più avanzati rispetto a 13 anni fa, gli inquirenti si aspettano di trovare una corrispondenza con il Dna di Albini. Una comparazione era già stata effettuata su un bicchiere: esistono alcune coincidenze con il Dna di Albini, in termini di probabilità, ma non sono sufficienti per formulare un’accusa per arrivare un processo. Scienza e testimonianze nuove, quindi, per risolvere un omicidio: Elsa fu uccisa a colpi di portacenere e stiletto nella casa d’appuntamenti dei travestiti in via Tomadini.
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