Delitto Sacher, migliaia di sms al vaglio

Udine, oltre ai cellulari e ai computer portatili spunta una chiavetta. Delega alla Scientifica di Padova e Roma per gli accertamenti
Udine 7 Aprile 2013. Omicidio Udine sud. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press / Massimo Turco
Udine 7 Aprile 2013. Omicidio Udine sud. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press / Massimo Turco

UDINE. Migliaia di sms e di mms sotto la lente degli inquirenti. Centinaia di nomi e numeri dalle rubriche, foto scattate dai cellulari. E poi le chiamate in uscita e quelle ricevute. Potrebbero arrivare da lì le risposte ai tanti interrogativi aperti sulla morte di Mirco Sacher. Da venerdì scorso la polizia postale procede all’esame di tutto il materiale informatico sequestrato, inoltrando i dati agli inquirenti.

La chiavetta. Tre cellulari, due Sim (quelle dei telefoni delle due quindicenni, mentre la scheda di Sacher ancora non si trova), un paio di computer portatili e una chiavetta. Questo il materiale che viene passato al setaccio dagli inquirenti e proprio sul contenuto della misteriosa chiavetta ci sono molti interrogativi. Il primo giorno le verifiche sono iniziate alle 14 e sono finite alle 2 del mattino con l’esame dei telefoni cellulari, quello di Sacher ancora privo della Sim card è un modello piuttosto semplice, più complesso l’esame dello smartphone delle ragazze, come si sa i teen agers amano scaricare applicazioni che consentano al telefono di connettersi anche in rete e smessaggiano con grande facilità.

Dati incrociati. I risultati delle verifiche sui cellulari verranno incrociati con i dati dei tabulati telefonici, in grado di identificare anche le celle e quindi la posizione dalla quale le chiamate sono partite. Ed è proprio sui destinatari delle chiamate e dei messaggi, o dai nomi della rubrica, che potrebbero scattare nuove verifiche da parte degli agenti della Squadra mobile, diretti dal vicequestore aggiunto Massimiliano Ortolan.

Il superperito. Si chiama Euro Buzzi, esperto informatico e avvocato del foro di Trieste, è a lui che è stato conferito l’incarico come perito di parte per rappresentare entrambe le ragazzine. Dalla settimana scorsa assiste senza soluzione di continuità alle verifiche avviate da un paio di agenti della polizia postale che si avvicendano in turni massacranti perché c’è la necessità di fare presto. «Mi occupo di informatica dal 1976 – racconta Buzzi – questo tipo di accertamenti sui computer e sui cellulari richiede competenza, perché la tecnologia è in continua evoluzione, e precisione, perché un minimo errore può viziare la raccolta di prove irripetibili». Nel suo curriculum ci sono casi eccellenti, tanto per dare un’idea basta dire che fu lui il consulente informatico nominato dai difensori di Carlo Lorito, l’ex capo della Mobile di Trieste assolto con formula piena dalle accuse di favoreggiamento, corruzione e rivelazioni di segreti d’ufficio.

Facebook & Co. Comincerà domani l’esame dei profili Facebook delle due quidicenni, oscurati dopo che le amiche si sono autoaccusate della morte di Mirco Sacher. Più che i post pubblicati in bacheca sarà l’esame dei messaggi inviati tramite il social network, e perfino da quanto è stato cancellato che potrebbero arrivare indizi sui movimenti delle due amiche, attraverso l’archivio, le mail di notifica o richiedendo copia al gestore. Ma c’è molto di più in rete sul quale lavorare. Le due ragazzine avrebbero infatti dei profili su altri social network dai quali potrebbero arrivare ulteriori informazioni.

Dna a Roma. Saranno gli uomini della polizia scientifica di Padova e di Roma, probabilmente a partire dalla prossima settimana, ad effettuare gli accertamenti tecnici sul materiale repertato dagli inquirenti. Il provvedimento di delega dovrebbe essere firmato dalla Procura dei minori di Trieste entro il finesettimana, poi documenti e reperti con le impronte verranno portati a Padova per le indagini dattiloscopiche, mentre campioni biologici, ritrovati sul corpo della vittima, i suoi abiti e quelli delle ragazzine, verranno portati a Roma dove saranno sottoposti agli accertamenti per definire, ad esempio, a chi appartengano le tracce ematiche trovate sulla canottiera e sulla camicia dell’uomo, e individuare natura e provenienza di capelli e fibre repertati.

Loro non sanno. Le due ragazzine, frattanto, restano chiuse in una comunità protetta a centinaia di chilometri da casa. Nessun commento sui funerali da parte loro. «Nemmeno sanno quando sarà celebrata la cerimonia funebre» spiega l’avvocato Luigi Francesco Rossi che con Federica Tosel si occupa della difesa di una delle due. Nell’arco di un paio di mesi dovranno recuperare la forza e lucidità mentale per dare una risposta a tutte le domande e affrontare un processo e sempre in questo lasso di tempo gli inquirenti dovranno raccogliere tutti gli elementi per istruire il fascicolo che il pm Chiara Degrassi porterà dinanzi al Gip.

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