Delitto Tulissi: dopo 11 anni via al processo. La madre: fa male, ma spero si arrivi in fondo

Paolo Calligaris sarà processato con rito abbreviato. La difesa: «Arrivò in villa dopo gli spari». Prossima udienza l’11 giugno
Manzano 13 novembre 2008. Casa omicidio. Telefoto Copyright / Foto Agency Anteprima Udine
Manzano 13 novembre 2008. Casa omicidio. Telefoto Copyright / Foto Agency Anteprima Udine

Paolo Calligaris, l’imprenditore di 49 anni di Cividale accusato di avere ucciso con tre colpi di pistola la compagna 36enne Tatiana Tulissi, non comparirà davanti alla Corte d’assise di Udine. Convinto di riuscire a dimostrare la propria innocenza già davanti al giudice per l’udienza preliminare, l’imputato ha scelto di essere processato con rito abbreviato.

Quello che, in caso di condanna, prevede comunque lo sconto fino a un terzo della pena. Prima della discussione, però, pubblica accusa e difesa si misureranno ancora una volta a suon di perizie, in una battaglia giudiziaria giocata su un terreno prettamente indiziario. Poi, entro l’estate, la sentenza. Che, a distanza di quasi undici anni dal delitto, consegnerà alla storia e, soprattutto, alla famiglia della vittima, una risposta, quantomeno processuale, al giallo di Manzano.

Perizie a confronto

È la riforma Orlando a prevedere la possibilità per la Procura di chiedere al giudice un termine di sessanta giorni, che le consenta di esaminare e, se del caso, produrre controdeduzioni ed eventuali integrazioni d’indagine, in risposta al materiale probatorio depositato dalla difesa in apertura d’udienza, lo scorso 26 febbraio.

Il gup Andrea Odoardo Comez ha fissato il rinvio all’11 giugno. Quel giorno, alla luce delle repliche che il pm Marco Panzeri, titolare del fascicolo, riterrà di proporre, gli avvocati Rino Battocletti e Alessandro Gamberini decideranno se esercitare il diritto di revoca della richiesta di abbreviato o meno.

Ipotesi, a quanto appreso, assolutamente remota. Salvo colpi di scena, quindi, il procedimento rispetterà la tabellina di marcia concordata (ma ancora ufficializzata) con le parti ieri.

Impeto di violenza

Le posizioni erano e restano diametralmente opposte. Secondo la Procura, che per le indagini si è avvalsa di un pool di carabinieri interamente dedicato al caso, a impugnare il revolver calibro 38 (mai trovato) che la sera dell’11 novembre 2008, nella villa di via Orsaria dove la coppia abitava, freddò la donna, originaria di Villanova del Judrio e impiegata in un’azienda di Percoto, fu proprio l’uomo da cui avrebbe voluto avere un figlio.

Il capo d’imputazione contesta l’omicidio volontario senza aggravanti. Quanto avvenuto, al rientro dal lavoro, sarebbe stato un impeto di violenza determinato non da una rabbia momentanea, bensì da un’insofferenza profonda, maturata nel tempo da Calligaris rispetto alla relazione con Tatiana.

La ricostruzione

Ricostruzione che la difesa ha contestato punto per punto. A cominciare dalla presenza o meno di Calligaris sul luogo del delitto al momento degli spari, che gli inquirenti collocano alle 18.31. Nel loro dossier, i legali producono la «dimostrazione matematica» di ciò che, nel 2012, aveva già spinto il gip ad archiviare la posizione di Calligaris a conclusione della prima indagine avviata a suo carico.

E cioè che le macchie di sangue trovate su uno degli pneumatici della jeep con cui giunse in villa «erano state assorbite a causa dell’“azione meccanica di rotolamento” e non già dello schizzo causato dalla perforazione della pelle da parte del proiettile».

Prova, questa, che l’arrivo fu successivo alla commissione del delitto. Altrettanto dicasi per i tempi di percorrenza impiegati dall’azienda Ca’ Tullio di Aquileia, da dove Calligaris era partito, a via Orsaria: ricalcolati dalla difesa tenendo conto anche di semafori e traffico, fissano l’arrivo non prima delle 18.29.

E visto che la chiamata al 118 fu fatta dallo stesso Calligaris alle 18.32, la difesa esclude la possibilità di compiere un omicidio, peraltro con «dolo d’impeto», in soli tre minuti. Non meno decisivo, secondo i legali, il risultato delle analisi delle prove dello stub (cioè la ricerca di residui di colpi d’arma da fuoco sul corpo e sui vestiti): l’assenza di particelle nelle nari – ad avviso dei loro consulenti – dimostra l’impossibilità che a sparare sia stato lui, visto che in caso contrario non avrebbe potuto fare a meno di respirare la nuvola di fumo conseguente alle esplosioni.

La famiglia

In aula, anche ieri, Paolo Calligaris non c’era. Erano presenti invece i parenti di Tatiana: la madre Meri Conchione e i fratelli Marzia e Marco, tutti costituitisi parte civile con l’avvocato Laura Luzzatto Guerrini. «Le sofferenze continuano – ha detto con tristezza la madre –, ma la speranza è di arrivare fino in fondo». Che sia fatta giustizia. —


 

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