Dentro alle gallerie di Raibl per la giornata delle miniere

Tarvisio: due giorni di visite guidate gratuite all’interno del comprensorio sfruttato per secoli Fra i progetti di sviluppo soggiorni di speleoterapia e un centro di documentazione interattivo 
Tarvisio 18 Dicembre 2012. Miniera di Raibl a Cave del Predil. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Tarvisio 18 Dicembre 2012. Miniera di Raibl a Cave del Predil. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
TARVISIO. I cristalli argentati di blenda e galena custoditi nella roccia, le vene rocciose e la storia millenaria. Raibl svela i tesori di un comprensorio minerario che registrò una plurisecolare attività a cielo aperto e in sotterraneo in una “duegiorni” dedicata alla miniera. Per la prima volta, domani e domenica in occasione della Giornata nazionale delle miniere, il sito si apre al grande pubblico con visite guidate gratuite nel complesso, che conta il parco internazionale minerario, il museo chiamato Miniera Lab, aperto dall’anno scorso e destinato a diventare un centro di documentazione interattivo e il museo storico militare.

Un’opportunità che non molti hanno. «Ogni anno – riferisce Emanuela Castagnara Codeluppi, responsabile di Alea che gestisce il sito – accoglie circa novemila visitatori, un numero limitato visto che la visita è prevista su un trenino che percorre le antiche gallerie e può trasportare 23 persone alla volta».

I primi documenti sullo sfruttamento della miniera rimandano al 1320, quando re Federico I d’Asburgo concesse a un consorzio di minatori la coltivazione del minerale. Da allora, con alterne fortune, la miniera conobbe un intenso sfruttamento. Verso la metà del secolo scorso, nel momento di massimo sviluppo, sfiorò i 1.200 minatori e la città di Cave del Predil, che al tempo si chiamava Raibl, arrivò a contare fino a 3 mila abitanti.

Fino al 1991 – anno in cui fu chiusa non per esaurimento delle risorse minerarie, ma per antieconomicità dell’estrazione – i minatori si inabissavano nella roccia attraverso 110 chilometri di gallerie. Freddy fu l’ultimo dei muli che fino agli anni Cinquanta trainavano anche cinque carretti di pietre avanti e indietro per le gallerie e fu soppiantato dai carrelli. Una delle gallerie fu inoltre utilizzata durante la prima guerra mondiale per trasportare fino a 300 mila soldati austroungarici verso il fronte di Caporetto al riparo dall’artiglieria friulana che sorvegliava il valico del Predil dai monti di Chiusaforte e di Sella Nevea.

Alea, che si è aggiudicata la gestione del polo per un quinquennio, ora vuole spingere sulla promozione culturale e turistica. «Stiamo ampliando i contatti con le regioni del nord Italia e stiamo approfondendo le collaborazioni con Slovenia e Austria per ampliare la fruizione del comprensorio – annuncia l’architetto Codeluppi –. Un settore sul quale intendiamo puntare molto è quello della speleoterapia organizzando soggiorni di salute per adulti con problemi respiratori, dopo i sorprendenti risultati sperimentati dalla terapia sui ragazzi».

E sono solo alcuni dei progetti per la valorizzazione di un sito tanto raro quanto poco conosciuto.

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