Deposito Giordani: ancora tamponi e poi il possibile ritorno sul mercato
Da “casa della musica” a “casa dei tamponi”: è la sorte del Deposito Giordani, alla ricerca di una identità e di una destinazione. Nato come deposito delle corriere, divenuto centro culturale musicale ora è utilizzato dall’AsFo (Azienda sanitaria Friuli occidentale) per fare i tamponi. Ma una volta esaurita l’emergenza Covid-19 quale sarà il suo futuro? Un dato è certo: Atap, la proprietà, non ne ha bisogno.
Scade in questi giorni l’affidamento a una società privata, la Arkesis, del servizio di tamponi nella struttura di via Prassecco. Incarico affidato a fine novembre per sei mesi, rinnovabile per altri sei, nel pieno dell’emergenza Coronavirus. Ora i numeri sono decisamente diversi. Dovrà essere il dipartimento di Prevenzione dell’azienda sanitaria a stabilire se ci sia la necessità di una proroga alla convenzione e, sulla base di questa indicazione, l’AsFo procederà nei prossimi giorni. Probabile che la struttura continui ad essere ancora per qualche mese l’hub dei tamponi per la provincia di Pordenone: è vero che la fase “acuta” della epidemia è passata e che l’attenzione si è concentrata sulla vaccinazione, ma è anche vero che il virus circola, con la necessità di continuare a fare tamponi da parte dell’azienda sanitaria. Ma una volta superata questa fase ci si chiede quale sarà il futuro dell’edificio. Dismessa la funzione di deposito autobus, da cui il nome, il Deposito Giordani era diventato un luogo di cultura, soprattutto musicale: molti i volti noti che si sono esibiti. Un luogo di richiamo per appassionati di musica che ha riportato Pordenone alla ribalta della scena nazionale così come accadeva ai tempi del “Great Complotto”.
A mettere una pietra sopra al progetto i giudici che, nel 2017, hanno accolto l’istanza dei residenti della zona attorno alla struttura, infastiditi dal rumore. Sala chiusa per eventi, e aperta più di un anno fa per i tamponi. Sede ideale, secondo l’azienda sanitaria alla ricerca di uno spazio dopo la Fiera di Pordenone. Per quanto ancora la struttura continuerà a essere la sede per questa attività ancora non si sa. Sul dopo non c’è alcuna certezza. Anzi, una sì: «Atap – afferma il presidente Narciso Gaspardo – teoricamente non ha bisogno di questa struttura e potrebbe metterla sul mercato». Quello che per ora lo impedisce sono le condizioni non favorevoli del mercato stesso. Inoltre al suo interno si trova materiale del Comune di Pordenone, della sede del giudice di pace e adesso anche dell’AsFo. Per ora, quindi, non si tocca, tanto che Gaspardo sottolinea che «continuiamo a dare una mano alla collettività». Prima o poi, però, la questione dovrà essere affrontata e probabilmente l’unica soluzione sarà il passaggio di mano. Quando il mercato sarà considerato vantaggioso. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto