Deve 250 mila euro alla ex, ma cede tutti i beni: 1 anno
LIGNANO. Nel 2005, a seguito di un incidente stradale causato da uno scatto d’ira del suo ex, si fratturò il bacino e finì con il perdere il posto di lavoro. Sei anni dopo, il tribunale civile le riconobbe un risarcimento danni pari a quasi 218 mila euro. Nel frattempo, però, Maurizio Piccoli, 58 anni, di Lignano, che con lei aveva avuto anche un figlio, aveva provveduto a spogliarsi di ogni bene.
Riuscendo in tal modo a sottrarsi agli obblighi che gli erano stati imposti dal giudice. Tornata sui tavoli della Procura con un espost per mancata esecuzione dolosa del risarcimento, la “querelle” tra Piccoli e la sua ex compagna si è chiusa ieri davanti al giudice della sezione staccata di Palmanova, Roberto Pecile, con un nuovo patteggiamento. Il procedimento civile, invece, è ancora aperto. E dei soldi, da allora, la donna, una 51enne di Sacile, non ha visto un solo centesimo.
L’incidente. A ripercorrere le tappe della vicenda, attraverso la dichiarazione di costituzione di parte civile, è stato il legale che assiste la donna, avvocato Antonio Malattia (foro di Pordenone). Tutto comincia l’8 maggio del 2005, lungo la Pontebbana. Al volante c’è la sacilese e al suo fianco, sul lato passeggeri, il suo ex. Con loro, legato al passeggino, il bimbo di un anno. Giunti all’altezza di Conegliano, al culmine di un’accesa discussione, Piccoli tira il freno a mano, l’auto sbanda e nell’impatto lei si frattura il bacino. Costretta a casa dal lavoro, alla scadenza del contratto a tempo determinato non le sarà rinnovato l’incarico.
Il primo patteggiamento. Il caso finisce davanti al giudice di Treviso, che, nel 2007, accoglie l’istanza di patteggiamento della pena (in seguito indultata) di 3 mesi per lesioni colpose concordata tra il pm e il difensore di Piccoli, avvocato Matteo Liut. Di lì a poco parte la causa civile. La sentenza arriva nel settembre del 2011 e stabilisce un risarcimento dei danni materiali e morali di quasi 218 mila euro. Caso chiuso, verrebbe da pensare. E invece è proprio da qui che prende il via il secondo procedimento penale a carico di Piccoli.
Da gestore a nullatentente. Le successive indagini condotte dalla Procura di Udine su input del difensore della sacilese dimostreranno come, tra il marzo e il settembre di quello stesso anno, Piccoli aveva effettuato una serie di operazioni finalizzate da un lato a spogliarsi di tutti i propri beni - a cominciare dai locali che gestiva a Lignano, il “Mucho gusto”, e, a Latisana, il “Re Leone” - e, dall’altro, a estinguere i conti correnti aperti in tre diverse banche, prelevandone le rispettive somme.
Società neozelandesi. Nel capo d’imputazione formulato dal pm Paola De Franceschi, l’elenco inizia dalla cessione di un negozio e due appartamenti - tra cui anche quello in cui abitava - di Lignano e di alcuni terreni di San Michele al Tagliamento alla “Energia pulita srl” di Bari, risultata poi inattiva, e continua con la cessione delle proprie quote della “Holiday srl” a due società con sede in Nuova Zelanda. Obiettivo, secondo l’avvocato Malattia, passare per nullatenente ed evitare così di corrispondere alla madre di suo figlio l’ammontare del risarcimento, lievitato nel frattempo - su riforma della Corte d’appello - fino a 250 mila euro.
La parte civile. Un anno di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale la pena applicata ieri dal giudice. Epilogo che l’avvocato Malattia ritiene ancora parziale. «A oggi - ha osservato il legale - Piccoli non ha ancora versato niente. Da parte nostra, comunque, sono allo studio nuove iniziative per chiarire la natura delle sue attività».
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