Diciottenni alla prova del voto: ecco cosa si aspettano dal nuovo anno

Il 1 gennaio 2018 sono diventati maggiorenni. E tra due mesi andranno a votare. Loro, i nati il 1 gennaio 2000. I primi a lasciarsi alle spalle il “Secolo breve” e a guardare dritti al nuovo Millennio.
Dubbi e progetti
C’è chi ha sogni, progetti e idee ben chiare su che cosa vuole diventare da grande. C’è chi, ancora, ha dubbi e incertezze. Generazione digitale, generazione social, generazione precaria che dovrà lottare per un contratto indeterminato, che dovrà sfidare la crisi, che dovrà crederci, innanzitutto.
Perché loro, saranno gli adulti del domani. La futura guida del nostro Paese. Ed è a loro, infatti, che si è rivolto nel discorso di fine anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Facendo un confronto con i coetanei di un secolo fa. «I diciottenni di allora vennero mandati in guerra, nelle trincee - ha affermato - Molti vi morirono. Oggi i nostri diciottenni vanno al voto, protagonisti della vita democratica».
«Propongo questa riflessione - ha poi affermato - perché, talvolta, corriamo il rischio di dimenticare che, a differenza delle generazioni che ci hanno preceduto, viviamo nel più lungo periodo di pace del nostro Paese e dell'Europa. Non avviene lo stesso in tanti luoghi del mondo».
Loro, che rientrano nella generazione dei “Millennial”, i giovani nati tra la metà degli anni Ottanta e i primi anni del Duemila, sono dunque pronti a contribuire alla scelta di chi guiderà l’Italia. Ad assumersi il loro impegno.
Con il 18 esimo compleanno hanno acquistato quei diritti e doveri che rendono una persona indipendente e autonoma nelle scelte e nelle azioni, ma allo stesso tempo si sono addossati tutte le responsabilità dell’essere maggiorenni. Pronti a essere protagonisti della democrazia nel prossimo voto del 4 marzo.
Lorenzo, il chimico con lo sguardo rivolto all’enologia

Cosa aspettarsi dal nuovo anno se hai appena compiuto 18 anni e hai il futuro davanti a te? Quali sono i sogni e le speranze di un millennium friulano nato nel 2000? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Dell’Agnese, di San Giorgio di Nogaro. Lorenzo è nato il 1 gennaio del 2000 all’ospedale di Palmanova. Ora studia Chimica all’istituto Malignani di Cervignano e ha le idee molto chiare sul futuro.
Cosa ti aspetti dal 2018 per te e per voi giovani?
«Intanto quest’anno devo affrontare la sfida della “matura”, poi spero di riuscire a trovare subito un piccolo lavoro. E magari, pensando all’Università, poi potrei orientarmi verso Enologia a Udine, un settore che potrebbe portare a qualcosa. Altri desideri? Beh, la salute e l’amore».
Ma c’è lavoro per i giovani?
«Dipende. Nel mio ambito, la chimica, le aziende vengono a cercarci. Nella Bassa friulana, tra Torviscosa e San Giorgio le aziende si stanno ingrandendo e cercano personale specializzato: dagli analisti per fare indagini ai ricercatori per la chimica organica. In altri ambiti magari ci sono maggiori difficoltà: conosco diplomati in meccanica che fanno altri lavori...
Lorenzo non seguirai le orme del papà Andrea, architetto...
«L’architettura mi piace, ma preferisco guardarla. Oggi si lavora soprattutto stando davanti al pc e nei laboratori di chimica invece ti muovi».
La vostra generazione è nativa digitale, ed è cresciuta con i selfie e i social network.
«Io il pc non lo uso mai, ma i social li utilizzo spesso, in particolare Instagram, per postare qualsiasi cosa. Fino a qualche tempo come tutti i giovani utilizzavo Snapchat, poi quando su Instagran sono arrivate le “Storie” sono “emigrato”. Facebook? Lo usavo agli inizi, è il social dei nostri genitori».
Pc, smartphone e app: ma carta e penna sopravvivono?
«Certo, questa generazione non ha abbandonato la carta, siamo convinti che se scrivi, lì resta. Diverso é il discorso della lettura: per esempio, io sfoglio i giornali sportivi ma le notizie di cronaca le cerco direttamente sulla sezione news di Google».
Diciotto anni, è il momento del primo voto.
«Non si sa da che parte girarsi. Quando uno va al potere, poi cambia idea e non si sa perché...».
Matteo, il meccanico che vuole aprire un’officina tutta sua

Sogna di aprire un’officina. E il suo obiettivo, lui, lo vuole raggiungere in Friuli. Non pensa di trasferirsi all’Estero Matteo D’Altilia di Palazzolo dello Stella. Ama la sua terra e qui vuole lavorare dopo aver finito il percorso di studi all’Enaip Fvg di Pasian di Prato dove sta frequentando il corso per diventare meccanico.
Lavoro. È ben più che una parola. La ripete spesso. Perché è il traguardo vero a cui tende. «Mi piace molto fare il meccanico - racconta -. Prima magari come dipendente e poi desidererei aprire un’officina tutta mia. Appena finito l’anno scolastico intanto cercherò un’occupazione stagionale a Lignano o magari a Bibione». La politica per il momento non lo incuriosisce né lo appassiona.
Lo zio paterno, Franco D’Altilia, è il sindaco di Palazzolo dello Stella ma ora Matteo non ha intenzione di seguire la stessa strada. «No, la politica non fa per me, magari in futuro...» commenta. Non si identifica con nessuno dei leader dei partiti («se devo scegliere farei il nome di Matteo Salvini») e deve ancora decidere cosa voterà alle elezioni del 4 marzo.
La patente è il primo obiettivo per «essere più indipendente». La voglia di fare è tanta. «Sto aspettando di finire la scuola per lavorare - ribadisce -. Non è vero che noi giovani siamo sfaticati, ognuno ci mette del suo per cercare di raggiungere il suo obiettivo nella vita». Si dice ottimista Matteo. Tra dieci anni si vede realizzato nel lavoro «con un mio appartamento e perché no, con una compagna con cui condividere la mia vita».
Segni particolari? Ama lo sport (ha praticato per sette anni calcio e per tre box per dedicarsi ora alla palestra) e ha una vera e propria «ossessione fin da quando ero piccolo per la Juventus» dice sorridendo. Ha festeggiato il suo 18esimo compleanno con i suoi amici e non nega di averlo atteso con una certa emozione. Ora punta dritto alla fine dell’anno scolastico. «Come tutti sono pronto a fare la mia gavetta - spiega - durante l’estate».
L’augurio che fa a se stesso è quello di «stare bene, in salute, finire la scuola e soprattutto che tutto vada per il verso giusto.
L’appello di Vittorio: «La politica metta al centro i giovani»

“Chiedo alla politica di mettere al centro i giovani: la priorità deve essere quella di dare occupazione e futuro al sistema Italia”. Vittorio Zaami da ieri maggiorenne a Meduno, non ha dubbi. «Il futuro è una sfida – ha aggiunto e poi lancia la battuta –. Me la cavo a scuola e, magari anche nella vita».
A 18 anni il futuro è quello di una vita serena non-stop: nello slalom tra mille desideri, ambizioni, certezze e l’impegno concreto tutti i giorni. Quello che mette una pietra sopra allo stereotipo dei “neet”, i ragazzi disimpegnati. A Meduno i diciottenni si rimboccano le maniche.
«Pendolare da Meduno al Malignani di Udine nell’indirizzo meccanico, non dovrei avere troppi problemi a trovare lavoro nel mio settore: ma il discorso del presidente Sergio Mattarella è positivo e ci sta – Vittorio ha incrociato le dita all’alba dei 18 anni –. Credo nell’impegno costante: a scuola (media del 7), nello sport (calcetto nel Maniago), in famiglia e con gli amici».
Obiettivi da raggiungere? «Li diciamo come ipotesi – va cauto Zaami –. Carriera professionale perché non mi dispiacerebbe e poi si vedrà, poi il desiderio è quello di vivere sereno. Con l’impegno a scuola, tra gli amici e con la mia famiglia».
Valori per tutte le stagioni e la politica viene dopo. Anche per la generazione dei “millennials” cioè dei nati entro il 2000, come Zaami ha la caratteristica di essere la prima nel mondo della comunicazione globale, dove tutto è connesso e in rete.
«Non seguo tanto la politica in rete e sui media – ha confessato Vittorio –. Mi sto orientando per l’appuntamento al voto il 4 marzo: non ho ancora deciso. Ma voterò il politico che avrà nel programma elettorale un piano importante per l’occupazione dei giovani. Darò un voto per il futuro».
Renzo: voglio restare nella mia terra per costruire mobili

«Studio all’Ipsia Carniello per costruirmi una professione». Giù le mani dal capitale umano nel Nord est: quello dei neo diciottenni che, come Renzo Santarossa hanno il valore aggiunto di sapere cosa fare nella vita.
A Pasiano, Renzo non ha perso gli stralci del discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Mattarella ha ragione – ha detto lo studente dopo la festa di compleanno –. Voterò il 4 marzo chi difende il lavoro e l’impegno. L’indirizzo del mobile nella mia scuola è importante per tutta l’economia della zona: spero di trovare un buon lavoro, qui”.
I ragazzi cresciuti a pane e tecnologia, nel magma sociale delle amicizie plurali che offre il multiculturalismo a scuola, non hanno paura. Il fattore speciale è quello di essere ancorati profondamente al loro territorio: la fuga all’estero per lavoro, nel Distretto del mobile è un’opportunità che si tiene per ultima.
«La classe politica ha sbagliato? – cerca risposte prima del voto il neo diciottenne –. Non seguo tanto questo settore: mi piace impegnarmi nelle cose concrete, che fanno crescere. Certo che prima di andare a votare, il 4 marzo, mi informerò e cercherò di capire da che parte stare».
Quale sarà la parte giusta? «Quella dei politici che difendono l’occupazione – ha aggiunto lo studente – e i valori dell’impresa». Il sogno nello zainetto da studente? “Seguire i corsi – per Renzo è un obiettivo – da barman». I tecnici del legno alzano le quote dell’occupazione: escono con il diploma del Carniello e in poche settimane trovano lavoro e un salario che, con gli extra sfonda 1. 300 euro.
“Non starò con le mani in mano a diciotto anni – ha spiegato Renzo che guarda avanti –. Il Carniello accende il corto circuito scuola-azienda: con quel diploma non siamo costretti a cercare lavoro all’estero».
Erik sogna l’Australia: «L’Italia è diventata un paese per vecchi»

«L’Italia è un Paese per vecchi che continua a guardare al passato e che non fa nulla per il suo futuro. Per questo motivo mi va stretta e conto di trasferirmi in Australia dove spero di trovare un lavoro, possibilmente che mi piaccia, e l’amore».
Sono questi i sogni di Erik Cavallo, dal 1 gennaio maggiorenne, tra i primi nati del 2000. Timido, introverso che ha trovato nel teatro e nel palio studentesco il coraggio necessario per parlare di se stesso, ma con le idee estremamente chiare su quello che vuole dalla sua vita, Erik frequenta la quarta classe dell’indirizzo di Telecomunicazioni dell’istituto udinese Malignani e ha l’entusiasmo e l’energia di chi, davanti a se, ha tutta la vita.
«Non voglio pensare di trascorrere tutta la mia esistenza tra casa e lavoro senza aver tempo da dedicare alle persone che amo e ai miei passatempi. La qualità della vita è un elemento da non sottovalutare» prosegue Erik.
Ma forse “scappare” invece che provare a cambiare le cose è la via più semplice e non quella più coraggiosa: «Ci sto riflettendo da molto, ancora di più in questi giorni che ho letto che il prossimo 4 marzo si andrà a votare. Il mio primo appuntamento con le urne dove però ammetto di non avere le idee chiare su dove poggiare la matita: vedo gli stessi politici riproporsi da anni, sempre le stesse facce».
Erik si lascia aperte tutte le porte per il suo futuro prossimo; sta ancora decidendo cosa studiare all’università e la professione da intraprendere, ma sicuramente avranno a che fare con il mondo della comunicazione. «Ammetto di essere sempre connesso, sia tramite mobile che pc; in rete mi informo e mi diverto mentre per quanto concerne la lettura di libri preferisco ancora il metodo su carta. Grazie al teatro ho scoperto Shakespeare e per il mio futuro comincio ad intravedere un percorso forse più umanistico che scientifico».
Tra i coetanei l’utilizzo dei social impazza, ma Erik si distingue anche in questo: «Sono troppo timido per selfie e foto che mi ritraggono in mille pose diverse per cui niente Instagram anche se piace molto ai miei coetanei. Al momento ho solo un profilo Facebook dove interagisco con i miei amici ma al di là della vita “virtuale” mi piace vederli anche in quella reale, davanti ad un buon piatto, un gioco in scatola come il Mah Jong (antico gioco cinese) o ascoltando della musica come i Coldplay, il mio gruppo preferito».
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