Diffida Lav: non sopprimete il cane che ha ucciso la bimba

Destinatari Comune di San Martino, Procura, Prefettura e Azienda sanitaria Qualora si procedesse all’abbattimento «acquisiremo tutta la documentazione»

SAN MARTINO. La Lav (Lega antivivisezione) ha presentato una diffida ad Azienda sanitaria, sindaco di San Martino, Procura e prefetto con la quale si chiede di non abbattere Cloe, il cane che ha aggredito e ucciso Astrid Guarini. Con la diffida si chiede anche di effettuare tutti gli accertamenti su stato di salute e condizioni psicofisiche dell’animale, per verificarne l’aggressività e sottoporlo quindi a recupero comportamentale. Aspetto, quello del recupero, tra l’altro già affrontato dal procuratore Marco Martani, mentre il sindaco Francesco Del Bianco aveva reso nota la disponibilità del Comune, eventualmente, a farsi carico del mantenimento di Cloe. La Lav ha deciso di inviare loro la diffida.

«La legge quadro nazionale 281 del 1991 su animali di affezione e prevenzione del randagismo sancisce che la soppressione del cane può essere effettuata in modo esclusivamente eutanasico, da medici veterinari, soltanto se gravemente malato, incurabile o di comprovata pericolosità – osserva l’avvocato Alessandra Marchi, legale della Lav di Pordenone –. Tuttavia, la legge regionale 20 del 2012 e successive modifiche, richiamando tale normativa, ne predispone una più restrittiva per il territorio regionale, senza fare alcun cenno alla soppressione per la pericolosità e prevedendo che gli animali di affezione, tra i quali i cani, “possono essere soppressi soltanto se gravemente ammalati o gravemente infortunati e incurabili”. Diversamente è ipotizzabile la fattispecie penale di uccisione senza necessità, ai sensi dell’articolo 544 bis del Codice penale, reato sanzionato sino a due anni di reclusione, oggetto anche di una recente pronuncia della Cassazione che ha confermato la condanna di due medici veterinari dell’Asl de L’Aquila per il reato di uccisione di animali». A ciò si aggiunge l’«ordinanza contingibile e urgente concernente la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani» (2014). Ossia, in seguito a morsicatura o aggressione, i servizi veterinari devono attivare un percorso di accertamento delle condizioni psicofisiche dell’animale e della corretta gestione del proprietario.

Nel caso di rilevazione di rischio potenziale elevato, in base alla gravità delle lesioni provocate a persone, animali o cose, stabiliscono misure di prevenzione ed eventuale intervento terapeutico comportamentale. Per Marchi «un caso episodico e la personale valutazione del proprietario non sono sufficienti a stabilire la pericolosità del cane». Semmai si arrivasse all’abbattimento di Cloe, la Lav «si riserva di acquisire tutta la documentazione sui test di valutazione dell’aggressività che l’avrebbero giustificato».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto