Discriminazione? Per molti è un problema di educazione

I colleghi del commerciante: magari è tutto un malinteso. E c’é chi difende i due protagonisti: brave persone
Mortegliano 18 agosto 2013 Episodio di Razzismo presso il negozio Tirelli. © Foto Petrussi Foto Press / Ferraro Simone
Mortegliano 18 agosto 2013 Episodio di Razzismo presso il negozio Tirelli. © Foto Petrussi Foto Press / Ferraro Simone

MORTEGLIANO. Secondo i morteglianesi, quanto accaduto la scorsa settimana nel negozio di abbigliamento, come riferito, non è discriminazione verso gli stranieri, ma una questione di comune educazione da entrambe le parti.

A chi dare ragione, alla giovane africana secondo la quale per pregiudizio è stato impedito di provare un abito, o al negoziante che osservava una insufficiente cura della persona? I compaesani non si sbilanciano: «Bisognava essere lì», premettono tutti. I protagonisti della singolare vicenda, che potrebbe finire nelle sedi giudiziarie, sono entrambi conosciuti e stimati: come decidere da che parte sta il torto?

A parte le scontate allusioni al particolare odore che può avere la pelle, l’argomento “razzismo” viene archiviato. Quello che emerge è invece un dibattito sulla professionalità del negoziante: il cliente ha davvero sempre ragione? I pareri divergono.

Da Geron, edicola e bar in piazza, di fronte al titolo del giornale che riguarda il loro paese, gli avventori fanno spallucce: «Si riservano il parere – riferisce il titolare - , dicono di non conoscere i fatti. Qualcuno azzarda che si tratti forse di una parola mal interpretata, un malinteso. Ma – continua il proprietario della rivendita di giornali – dispiace che in questo paese tranquillo accada un fatto del genere».

«Chissà cosa è successo veramente, da Tirelli – dice un’esercente - : il titolare, Paolo, è impeccabile. Un uomo d’altri tempi quanto a gentilezza. Inspiegabile». Anche la signora è conosciuta per una a modo, né trascurata né altezzosa, come è stata descritta. Piuttosto c’è chi pensa che «sul razzismo a volte ci si marcia su. O meglio: se l’offesa viene scambiata tra gente di origine diversa, si amplifica nella percezione di chi pensa di ricevere il torto».

Quanto a pulizia, puzzano anche gli italiani. Colta al volo tra il negozio del giornalaio e il bar: «Sono tante le persone che alle 9 di mattina hanno addosso un odore insopportabile. Se entrano ed escono dall’esercizio, ok si passa sopra, ma se restano al tavolino per ore?»

Altra campana, invece, al “Gusto di caffè”: «La questione – dice Jessica, la titolare - non è cosa si dice, ma come. Stare attenti a come parliamo. A come può sentirsi, dentro, una persona che non è nel suo paese, andando a casa, guardando i suoi figli. Io avrei trovato un’altra maniera. Qui vengono stranieri il giorno del mercato. Gli chiedo di tornare più tardi, se non posso. Una parola, un caffè, non si nega a nessuno. Bisogna amare le persone. Siamo fratelli, lo ha detto Uno che ci guarda».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto