Disoccupato per un cavillo

«Non lavoro da mesi, colpa della legge». L’incredibile vicenda di un piastrellista friulano “vittima” delle interpretazioni del provvedimento Fornero sulle partite Iva

UDINE. Non lavora da mesi, per colpa della legge. O meglio, per colpa di un’interpretazione errata della legge Fornero sulla riforma del lavoro. Fatto sta che da aprile non incassa nulla e alla scadenza del 20 agosto dovrà comunque versare i contributi Inps, anche se adesso è a corto di liquidità.

Sì perchè il protagonista di questa vicenda è un artigiano di 68 anni che gode già di una pensione «modesta, preferisco non dire la cifra», spiega, ma che per arrotondare continua a lavorare ancora. Fa il piastrellista, un mestiere di fatica, ma non gli pesa perchè vuole dare un po’ più di sicurezza alla sua famiglia, dopo diverse vicissitudini che lo hanno coinvolto in passato.

E così Renato Abramo, di Colloredo di Monte Albano, ha preso carta e penna e ha deciso di scrivere una lettera aperta all’ex ministro Elsa Fornero e al Governo attualmente in carica.

«Ho la partita Iva da oltre 30 anni - racconta l’uomo - e non l’ho fatta per “mascherare” un lavoro da dipendente. Con essa ho svolto prima l’attività di agente di commercio, poi di artigiano, per conto di diverse ditte. Negli ultimi tempi il lavoro si è ridotto, ma sono riuscito a instaurare un ottimo rapporto con un’azienda che, al momento, sarebbe in grado di affidarmi lavori anche per tutto il 2013 ma nè io nè la ditta possiamo farlo: la legge Fornero (numero 92/2012) entrata in vigore meno di un anno fa, nella parte dedicata alle “finte” partite Iva ce lo impedisce perchè, per lo Stato, sorgerebbe il sospetto o la presunzione che si voglia nascondere un rapporto di lavoro di diverso tipo (come co.co.pro. oppure subordinato).

Così ho dovuto interrompere i rapporti con questa azienda, ma con la crisi che c’è da allora non ho più potuto trovare altra occupazione, mentre da parte sua la ditta ha dovuto affidare l’esecuzione dei propri lavori ad altri miei colleghi. Ed eccomi qua senza lavoro “per legge”. Ovviamente privo dei benefici degli ammortizzatori sociali che non spettano agli autonomi. La mia partita Iva è autentica, lo è sempre stata. E non è mia volontà inserirmi in rapporti lavorativi di tipo subordinato. Perchè non dovrebbe essermi lasciata la libertà di instaurare un rapporto di monocommittenza se, date le circostanze, risulterebbe essere l’unico modo che mi consentirebbe di continuare a lavorare e a vivere dignitosamente? O è meglio avere un disoccupato in più?».

Fin qui lo sfogo dell’artigiano, inoperoso suo malgrado. Ma una ciambella di salvataggio, forse, arriva da un’interpretazione più “autentica” di una circolare, sempre del Ministero del lavoro, emanata il 27 dicembre scorso a corredo della riforma Fornero. In pratica, secondo i consulenti di Confartigianato che hanno esaminato il caso, il piastrellista di Colloredo non rientrerebbe nella categoria dei “sospettabili” di voler aggirare fisco e legge, in quanto lui ha regolare partita Iva e in più è iscritto a un albo artigiano. Insomma sarebbe in regola al mille per mille. Ma appunto, viste le innumerevoli (e complicate) sfaccettature della legge, meglio aspettare un esame ancora più approfondito. Per evitare, oltre al danno, pure la beffa delle sanzioni.

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