Disperata e senza una casa: «La vita non ha più senso»

Cordenons, l’appello di una donna separata che non riesce a ottenere un alloggio. Silvio Lena (Sun): «Troppi i casi in cui i criteri di assegnazione restano un mistero»
Young crying woman on a dark background
Young crying woman on a dark background

CORDENONS. Di questi tempi la disperazione della gente viaggia anche sui social network e sempre più spesso c’è una casa di proprietà o presa in affitto che diventa un bene impossibile da avere. Tanto più se si è donna sola, con un lavoro precario, un matrimonio fallito e un figlio al quale si vorrebbe dare stabilità. La rabbia nasce quando nemmeno il pubblico allunga la mano.

E’ questa la storia, anonima, di una quarantenne italiana dell’hinterland pordenonese, che ha messo nero su bianco il suo sfogo in un messaggio privato nel profilo Facebook del presidente del movimento Sempre uniti per il Nord, Silvio Lena. Da ieri, il suo caso è diventato pubblico, seppur nella tutela della privacy, perché copiato e incollato in un post dallo stesso Lena, che lancia un appello al presidente dell’Ater, Claudio Serafini. «Oggi sono andata fiduciosa al colloquio con gli assistenti sociali – scrive la donna –, ma niente case Ater. I tempi di attesa sono di cinque anni.

La loro proposta? Un residence a 400 passa euro o trovare una donna e convivere per dividere le spese». Ma lei non ne può più, è da sola. «Sono stanca – scrive – mi sento presa in giro. Non c’è futuro, non sono in grado di dare stabilità a mio figlio, mi sento una fallita e non ci sono aiuti. Chiederò al papà di mio figlio di pensare a lui – conclude –. Per me la mia vita non ha senso».

La sua storia diventa la cartina di tornasole di tante altre. Lena infatti fa sapere che negli ultimi sei mesi sono già una cinquantina le persone che lo hanno contattato perché disperate. «Almeno il 30 per cento di queste – fa sapere – lamentano il problema delle case Ater, che ci sono per gli extracomunitari, ma non per gli italiani in difficoltà. Il presidente Claudio Serafini ha garantito che con il nuovo regolamento sarebbero state favorite anche le persone separate, che da sole non ce la possono fare. Mi auguro che consideri l’urgenza di un caso come questo».

Questa signora, fa sapere Lena, è separata da alcuni anni dal marito, con il quale non ha un buon rapporto: ha perso tutto e per un periodo ha trovato aiuto grazie a un’amica che le ha dato gratuitamente una casa. Ora, però, questa serve alla proprietaria ed entro luglio deve essere lasciata libera. Questa donna non sa dove sbattere la testa. «La conosco personalmente – garantisce Lena – e so che già alcuni anni fa aveva fatto domanda per una casa popolare, senza essere mai convocata. Nel frattempo, so anche di casi in cui persone non del territorio non hanno avuto difficoltà a ottenere in tempi brevi un alloggio. Credo sia tempo di fare qualcosa perché queste disparità finiscano».

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