Distanze e orari diversi per tornare in classe, ma in Fvg mancano le aule: ecco il piano della Regione

UDINE. «Non abbiamo spazi vuoti da destinare alle scuole. Sono molto preoccupato, se il ministro non ufficializza un piano certo il nuovo anno scolastico rischia di partire nel caos». All’appello manca un piano ministeriale chiaro e l’assessore regionale al Patrimonio e ai Trasporto, Graziano Pizzimenti, si guarda bene dal promettere soluzioni che sa di non poter garantire.
Lo dirà chiaramente anche giovedì 11 giugno nel corso del confronto con la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, Daniela Beltrame, e i rappresentanti della società che gestisce il trasporto pubblico locale, la Tpl Fvg. Sul piatto c’è l’organizzazione del servizio in un quadro di incertezza generale.
Pizzimenti spegne sul nascere la richiesta di nuove aule proveniente dalla piazza dove, nelle ultime ore, si sono ritrovati i genitori di alunni e studenti, preoccupati per l’incertezza che regna sull’apertura delle scuole a settembre.
Si è parlato di ore da 45 minuti, di sistema misti con didattica a distanza e in presenza, di doppi turni e di banchi distribuiti tra le barriere in plexiglas, in tutti questi casi, per garantire il distanziamento sociale, il numero di alunni e studenti nelle aule dovrà essere dimezzato e i dirigenti chiedono nuovi spazi.
«Se le classi saranno sdoppiate sarà un problema: non abbiamo spazi pronti da mettere a disposizione delle scuole». Pizzimenti insiste su questo punto, lo fa perché ha già verificato con i tecnici che a giugno non è proprio possibile pensare di riuscire a mettere a disposizioni altri edifici scolastici per settembre.
A questo problema si aggiunge l’organizzazione dei trasporti che di fronte al previsto rientro in aula scaglionato (le linee guida prevedono gli appelli entro le 10) dovrebbe poter contare su corse duplicate e distribuite nelle prime due ore.
Gli spazi
«In questo momento non abbiamo altri edifici scolastici pronti, non è neppure possibile pensare di ricavare spazi nelle caserme dismesse perché quegli stabili non sono a norma», puntualizza l’assessore facendo notare che il mondo della scuola si divide in 7.424 classi e in 1.147 edifici.
Pizzimenti esclude anche la riapertura delle scuole dismesse in passato perché, anche in questo caso, stiamo parlando di edifici fuori norma, alle volte anche dal punto di vista sismico. E anche ammesso che si possa fare, le procedure amministrative renderebbero impossibile la chiusura dei cantieri per settembre.
«Se da un lato è difficile trovare i fondi, dall’altro è altrettanto complicato spenderli in tempi rapidi» continua Pizzimenti nel far notare che la regione, dal 2003 a oggi, ha investito quasi 634 milioni di euro nell’edilizia scolastica. Solo lo scorso anno i Comuni hanno chiesto 302 milioni, di cui 180 per gli adeguamenti antisismici: «A oggi – sottolinea l’assessore – lo Stato ne ha garantito 20».
Pizzimenti però non dimentica di dire che «il ministero ha autorizzato l’utilizzo di fondi derivanti da un mutuo a provvista Bei (la Banca europea) che la Regione ha stipulato con la Cassa depositi e prestiti e che proprio in questi giorni gli uffici stanno impegnando per un totale di 38 milioni di euro».
I trasporti
L’altro nodo da sciogliere è quello dei trasporti. A ogni inizio di anno scolastico l’offerta degli autobus urbani ed extraurbani cercava di rispondere alle necessità derivanti dalle offerte didattiche proposte dai diversi istituti. Alle scuole veniva chiesto di prevedere l’inizio delle lezioni una manciata di minuti prima o dopo le 8 per prevedere l’arrivo degli studenti alla stessa ora.
«Ora, se gli ingressi scaglionati saranno confermati, si prospetta l’ingresso in aula nelle prime due ore e quindi la necessità di ampliare il servizio di trasporto con più corse. Se sarà così il costo non sarà indifferente: chi paga?».
A questa domanda Pizzimenti non sa rispondere, auspica però che i dirigenti scolastici programmino gli orari per aree omogenee, ovvero per poli scolastici: Udine, Palmanova, Latisana, San Daniele, Cividale, Gemona, Tolmezzo, Codroipo e Tarvisio. Giovedì la Regione affronterà il tema con la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale rendendosi disponibile a organizzare specifici incontri con i presidi in tutti i poli.
«Speriamo che le scuole trovino soluzioni adeguate per mantenere l’attuale modello» ripete l’assessore senza nascondere la sua preoccupazione. Teme che gli effetti del ritardo accumulato dal ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, possa ricadere sulle spalle della Regione. —
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