Don Bosco, epopea del calcio rievocata nel nuovo campo

Quel campo di sabbia: leggende e ricordi, generazioni di pordenonesi cresciuti lì. Quel campo da oggi non ci sarà più. Il Don Bosco cambia pagina. Sarà infatti inaugurato alle 12 il nuovo terreno da...

Quel campo di sabbia: leggende e ricordi, generazioni di pordenonesi cresciuti lì. Quel campo da oggi non ci sarà più. Il Don Bosco cambia pagina. Sarà infatti inaugurato alle 12 il nuovo terreno da gioco in sintetico, costruito sopra il parcheggio multipiano, anch’esso al vernissage. Sarà una giornata di festa, bagnata da chi, quel rettangolo, l’ha calcato: Maurizio Mazzarella, Michele De Rosa, Ermanno Tomei. Ma anche tutti i calciatori meno noti, testimoni di una parte della nostra cittadina. Sarà una domenica pregna di emozione e di commozione. Perché un grande pezzo di storia di Pordenone se ne va.

A metà pomeriggio, la partita amarcord: tra i convocati, Maurizio Mazzarella (Spal), Bruno e Sergio Antoniazzi (Spal, Verona e Napoli), Renzo Mazzon (Spal), Michele De Rosa (Spal), che si sta impegnando a fondo per la riuscita della manifestazione, Francesco Bomben (Napoli), Luciano Marzocchi (Spal), Carlo Castellarin (Modena), Riccardo Riem (Udinese), Francesco Zanette (Udinese), Ermanno e Matteo Tomei (allenatore ed ex bomber del Pordenone il primo e portiere ex Notts County e Triestina il secondo), Guido Poles (Inter) ed Enzo Brusadin (Udinese). A seguire (alle 17) la presentazione del libro “Calcio che passione: 65 anni giocati in oratorio” scritto da Piergiorgio Grizzo.

Insomma, un’epoca si chiude. Dagli anni ’50, il campo del Don Bosco è stato così come tutti i pordenonesi l’hanno conosciuto. Senza erba, con la sabbia. Cinque decenni di storie, aneddoti. Lustri ricolmi di sudore e passione, sacrificio e soddisfazione, vanno in archivio oggi. «Per noi – afferma il direttore dell’istituto, don Silvio Zanchetta – è come si trattasse di una liberazione. Ci liberiamo di un’etichetta, e anche di alcune prese in giro».

Per tutti, quel campo faceva rima con paletta e secchiello. E' andata così per generazioni, anche adesso che le squadre (dal 31 agosto 2010) giocavano a Villanova. Ma da oggi si mette la freccia e si svolta. «Don Bosco – sottolinea don Zanchetta – amava dire: diamo il meglio che c’è ai nostri ragazzi. Crediamo che questo lo sia». Avanti, dunque. Nuovo impianto, nuovo stile, nuove storie. Ma sempre con gli stessi principi e la medesima passione.

Alberto Bertolotto

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