Donne, over 50 e impiegate nel privato: è l’identikit delle vittime di mobbing



Donna, principalmente sopra i 50 anni, con diploma superiore e impiegata nel settore privato, vittima di umiliazioni e vessazioni sul luogo di lavoro.

È questo il profilo della maggior parte delle utenti che si sono presentate, nel 2018, al Punto di ascolto antimobbing a Udine che, ufficialmente, dopo la chiusura dei battenti della Provincia, passa con le proprie competenze al Comune, rimanendo nella stessa sede e con gli stessi orari a palazzo Belgrado. Ieri in municipio sono stati presentati i dati del servizio relativi all’anno passato, che ha chiuso con un totale di 148 casi seguiti – 108 donne e 40 uomini – rispetto alle 178 richieste pervenute, di cui 120 da parte del mondo femminile e 58 da quello maschile.

Il punto di ascolto, che ad aprile compierà 13 anni, dal 2007 al 2018 ha seguito 1377 casi (su oltre duemila richieste), con un 69 per cento di donne e la restante parte di uomini. In oltre dieci anni i colloqui con i professionisti dei quali si avvale il servizio sono stati più di 5.100, di cui la metà per consulenza legale, seguita da incontri con operatori, consulenza psicologica e di medicina del lavoro.

Per quanto riguarda il 2018, il 39 per cento delle persone che si sono presentate allo sportello avevano più di 50 anni (da 41-50 scende al 32% e 31-40 al 21%), si tratta di donne con il diploma (48%) ma anche laureate (31%) e per il 60 per cento lavorano nel settore privato, ma per la prima volta sono comparse anche le insegnanti.

«In questi anni lo sportello ha offerto molte risposte ai lavoratori friulani che subiscono vessazioni sul posto di lavoro – ha sottolineato l’assessore alle Politiche sociali Elisa Asia Battaglia che già come assessore provinciale aveva seguito lo sportello – e ora sarà di supporto anche ai cittadini di Udine». Esperienza importante e ormai longeva, per un servizio «discreto e riservato che mette in campo professionisti capaci in grado di dare un aiuto concreto anche ai casi più delicati» per il primo cittadino Pietro Fontanini, mentre a presentare nel dettaglio il progetto offert ci ha pensato la coordinatrice del gruppo di lavoro Cristina Caparesi. «Nel 2005 la legge regionale 7 ha portato a conoscenza il fenomeno del mobbing, promuovendo attività per ridurne l’incidenza e puntando sulla prevenzione – spiega Caparesi –: non sempre tutti i casi sono riconducibili a mobbing e molte volte si tratta soprattutto di vessazioni e umiliazioni». I punti di ascolto offrono consulenza e sostegno gratuiti alla persone che non riescono a vivere serenamente il proprio ambiente di lavoro, attraverso colloqui con professionisti e suggerimenti che possono aiutare nel superamento del disagio e nell’87 per cento dei casi il problema è stato risolto. «È utile affinché si riesca a trovare una soluzione prima di arrivare a fatti più gravi, con il peggioramento delle condizioni psicofisiche del lavoratore – precisa la responsabile del punto – e arrivare poi al licenziamento». Un luogo, il punto d’ascolto, in cui non si parla di contenziosi ma si vuole comprendere «se quello che si vive può essere riconducibile ed è parte di una strategia più complessa», ha indicato l’avvocato Teresa Dennetta: «Ci rende orgogliosi aiutare persone che poi sono in grado di ritornare sulle proprie gambe nel mondo del lavoro. Ringraziamo la preziosa sinergia con i sindacati – aggiunge – e la sensibilità degli operatori, disponibili a offrire aiuto anche a chi non ha i mezzi per sostenere un servizio di consulenza». –

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