Dopo 40 anni nasce il cantiere per studiare il futuro del Friuli

Saranno analizzate le potenzialità del territorio. Il presidente Fontanini: il sorpasso su Trieste è un buon risultato. De Toni: «Rafforzato il polo di Pordenone, puntiamo su Banca e finanza». Dalla Regione 300 mila euro in più
Udine 6 Giugno 2007. UNIVERSITA' DI UDINE. SEDE PALAZZO ANTONINI. Telefoto Copyright/Foto Agency Anteprima Udine.
Udine 6 Giugno 2007. UNIVERSITA' DI UDINE. SEDE PALAZZO ANTONINI. Telefoto Copyright/Foto Agency Anteprima Udine.

UDINE. A distanza di 40 anni, con lo stesso spirito della mobilitazione popolare che portò all’istituzione dell’ateneo friulano, nasce il Cantiere Friuli. Un’officina tematica in cui l’intellighenzia accademica ragionerà sul futuro del Friuli. Ricordata la missione storica dell’ateneo, da sempre motore di sviluppo del territorio nell’aula magna di piazzale Kolbe, il magnifico rettore, Alberto Felice De Toni, ha gettato le basi della collaborazione possibile con tutti i tavoli già in atto. A partire da Friuli future forum della Camera di commercio di Udine.

Il G7 dell’università si riunirà a Udine
Udine 21 Novembre 2016. inaugurazione anno accademico © Petrussi Foto Press / MassimoTURCO

In quest’ottica opera anche il corso di laurea magistrale in “Banca e finanza” trasferito da Udine a Pordenone. «Abbiamo deciso - ha spiegato il rettore - di non diminuire bensì di rafforzare la nostra presenza a Pordenone. In questo modo, viene meno anche l’unico doppione e si ricostruisce l’intera filiera formativa in ambito finanziario a cui avevamo dovuto rinunciare nei momenti di difficoltà dopo il 2008».

È stata una scelta assunta in autonomia scommettendo, sono sempre le parole di De Toni, «sul supporto del Consorzio universitario di Pordenone, del Comune, della Regione e della Fondazione Crup. È un atto di coraggio e di fiducia che ci auguriamo venga premiato».

Una scelta dettata dalla filosofia del Cantiere Friuli che si misura «in un contesto economico, sociale e culturale con evidenti criticità, sulle quali è necessario avviare un riflessione».

Qurant’anni dopo la sua istituzione, insomma, l’università di Udine assume il compito propulsivo e di coordinamento dell’attività di analisi, ricerca e proposta, per accompagnare il governo delle trasformazioni socio-economiche non ancora percepite compiutamente come tali». Il progetto prevede la creazione di Officine incentrate su tematiche cruciali che riguardano le istituzioni, l’economia, il territorio, la cultura e il sociale.

L’ateneo friulano, insomma, rilegge la sua storia per proiettarsi nel futuro. E proiettandosi nel nuovo corso, il rettore preferisce minimizzare lo storico sorpasso registrato su Trieste dicendo «prima o poi doveva succedere». Preferisce puntare sulle collaborazioni non solo con l’università di Trieste e la Sissa, ma anche con gli atenei del Nord-est. Il progetto congiunto Industria 4.0 è solo un esempio.

Una mossa politica non poco valutata positivamente dalla Regione che, come ha sottolineato l’assessore Loredana Panariti, ha completato l’iter della legge 2 e previsto la perequazione dei fondi che sanerà, in parte, lo storico sottofinanziamento statale dell’università di Udine. «Nel 2017/18 - ha assicurato Panariti - l’ateneo friulano riceverà 300 mila euro in più». Questa è una buona notizia attesa da tempo a palazzo Florio.

Il cambiamento antropologico di Udine e delle altre città dove l’università ha allestito le sue sedi, è stato analizzato dall’assessore comunale all’Innovazione, Gabriele Giacomini, invitando a mantenere la stessa lungimiranza dimostrata dai politici 40 anni fa, quando associarono alla ricostruzione l’istituzione dell’ateneo friulano.

Tra questi l’onorevole Arnaldo Baracetti, ricordato assieme a Tarcisio Petracco, lo storico presidente del Comitato per l’università friulana, dal presidente della Provincia, Pietro Fontanini, il quale non ha mancato di evidenziare che, sul fronte degli iscritti, l’università friulana ha superato quella di Trieste.

«È un ottimo risultato che ci spinge a stare vicini al nostro ateneo», ha aggiunto il presidente invitando il rettore a potenziare il dipartimento di Ingegneria per non disperdere l’esperienza maturata nell’antisismica. Allo stesso modo, Fontanini ha auspicato che l’ateneo friulano sappia arginare anche la fuga dei cervelli per «riuscire a dare a questa terra quello che gli spetta».

In un’aula magna meno affollata del solito, la cerimonia si è conclusa intorno alle 13, con la prolusione del professor Franco Fabbro, ordinario di Neuropsichiatria infantile, dal titolo significativo: “Universalismo e istanze identitarie alla luce delle neuroscienze”. A questo punto anche Doro, il robot, sulle note del Gaudeamus, ha abbandonato la scena sapendo di tornare a calcarla presto, in un futuro non troppo lontano.

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