Dopo dodici anni chiude il “Boi Gordo” ristorante brasiliano

È stato il primo locale a far conoscere agli udinesi i sapori e i profumi della cucina brasiliana, in particolare di quel “churrasco” perfettamente cotto alla brace e poi affettato direttamente sul piatto.
Domenica scorsa ha abbassato le serrande il ristorante “Boi Gordo” di viale XXIII Marzo. Gli affari non erano quelli di un tempo e, dopo 12 anni, la proprietà ha deciso di chiudere la “churrascaria”, gestita da un anno e mezzo da Laura Marcon. Con lei, altre 5 persone hanno perso il lavoro. «Il team al completo era formato da 15 persone, ma alcuni di loro avevano anche altre occupazioni – racconta –. Io e i due cuochi abbiamo già fatto richiesta di disoccupazione».
Il timore che stesse arrivando il momento della chiusura dell’attività c’era. «Nessuno è rimasto sorpreso, ci si chiedeva solo quando il momento sarebbe arrivato – dice ancora la responsabile –. Negli ultimi tempi il giro di clienti era calato e le spese restavano tante: la proprietà ha deciso di conseguenza».
Nel 2007 il “Boi Gordo” aveva preso il posto di quella che era la birreria Tuborg presentandosi come novità assoluta in città. Proponeva oltre a una serie di antipasti freddi e caldi al buffet, il churrasco, una grigliata mista di vari tipi di carne che venivano serviti al tavolo su di uno spiedo: toccava al cameriere affettarla al momento direttamente sul piatto.
Marcon prima dell’esperienza udinese si occupava della gestione del Boi Gordo di Fiume Veneto. «Quando anche quella sede ha chiuso, molti clienti si presentavano a Udine perché amavano quella cucina – svela –. Si era creato un legame speciale con le persone che frequentavano il locale: domenica è stata una serata particolare, eravamo tutti molto dispiaciuti per la fine di questa avventura».
Molti clienti hanno dimostrato la loro amarezza non appena la notizia ha cominciato a circolare sul web. «Ora non sappiamo cosa nascerà in quello spazio – continua Marcon –: noi dobbiamo pensare a trovare un nuovo lavoro». Il gruppo di dipendenti del Boi Gordo era giovane – l’età media dei camerieri era di 25 anni – ma in cucina c’era chi aveva 50 anni, come il cuoco, di origini brasiliane. Per molti è arrivato il momento di ricominciare. «Io ho un bimbo, vorrei perciò trovare un lavoro che mi dia la possibilità di stare con lui – aggiunge l’ex responsabile –, ma altri dipendenti dovranno pensare a una nuova occupazione». —
M.T.
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