Dopo l’Adunata, il sindaco De Toni punta alla centesima edizione: «Serve una città alpina»

Il primo cittadino di Udine: “Un grande successo, che emozione sfilare con le penne nere. Mi sono commosso al passaggio delle portatrici carniche”

Cristian Rigo

«Sfilare con gli alpini è stata una grande emozione che terrò sempre con me».

Per il neo sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, quella di domenica è stata una giornata speciale per tanti motivi. E l’Adunata «un grande successo da tutti i punti di vista», tanto che «se dovessero esserci le condizioni - spiega - sarei felice se Udine ospitasse anche l’edizione numero cento che si terrà tra sei anni».

Solo un sogno al momento, precisa, che però si basa su alcune considerazioni: «Probabilmente a ospitare la centesima Adunata sarà una città alpina e, considerato che il 49% dei 330 mila iscritti all’Ana sono del Nord est, sarebbe bello riabbracciare gli alpini anche perché tutti sono rimasti molto soddisfatti dell’organizzazione e dell’accoglienza ricevuta.

Si tratta di un evento eccezionale, il budget per organizzarlo è importante perché parliamo di circa due milioni ma le ricadute stimate arrivano a 100 anche se a dirlo con più precisione sarà uno studio che è stato affidato alla nostra università.

E, al di là dell’indotto economico, dobbiamo considerare la grande visibilità e il ritorno turistico. A Udine poi ho scoperto che è stata anche fondata la rivista “L’alpino” e dopo Trieste che mi pare abbia ospitato sette edizioni, siamo insieme a Trento la città che ne ha ospitate di più con 5. Poi anche la presenza della brigata Julia e quanto accaduto durante il terremoto del 1976 depongono a nostro favore».

Tornando alla sfilata, De Toni racconta: «Ho conosciuto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e tanti altri rappresentanti del Governo oltre al capo di Stato maggiore, il generale Pietro Serino, il presidente dell’Ana Sebastiano Favero e il generale degli alpini Ignazio Gamba e già questo sarebbe sufficiente ma la cosa più bella è stata percepire il grande affetto della nostra città per le penne nere.

Mi hanno chiesto di sfilare con la sezione di Udine e a ogni passo sono stato subissato dagli applausi. Mi applaudivano perché sono il sindaco per ringrarci dell’ospitalità che abbiamo dato agli alpini e quindi voglio condividere con tutti gli udinesi questa gioia.

Gli alpini sono come la nazionale, superano tutte le divisioni che siano politiche o di pensiero. Gli alpini non si sono distinti solo nella difesa della Patria, ma sono poi diventati una sorta di Protezione civile aggiunta.

Qui in Friuli il ricordo più grande ci porta ovviamente al terremoto, il loro aiuto non è stato dimenticato. E gli esempi potrebbero continuare perché anche nel periodo dell’emergenza sanitaria, gli alpini erano quelli che andavano a fare la spesa per le persone che non potevano uscire ed è per quello che sono nel cuore delle persone.

Essere alpino oggi vuol dire voler dare una mano ed essere a disposizione di fronte alle necessità».

La giornata di domenica per De Toni è iniziata prestissimo: «Mi sono alzato alle 6.30 perché alle 8 volevo essere in piazzale Osoppo dove partiva il corteo, ho atteso l’arrivo della premier Meloni alla quale ho voluto regalare un foulard con le immagini del Tiepolo che il Comune ha “ereditato” dalla Provincia mentre al ministro della Difesa Guido Crosetto e al presidente del Senato Ignazio La Russa ho donato un libro che descrive Palazzo D’Aronco.

Ho seguito dalla tribuna la sfilata e devo dire che il passaggio delle portatrici carniche è stato particolarmente commovente. Poi ho sfilato fino in via Aquileia e sono tornato indietro di corsa per il passaggio della stecca».

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