Dopo le dimissioni dalla fondazione Aquileia, scoppia il caso Zanardi Landi. Il Pd: tutto voluto dalla Lega

L’assessore Gibelli: «Non ci sono erosioni di competenze». Shaurli: «Per fame di posti distrutto un istituto prestigioso»

UDINE. Sono bastate poche ore perché le dimissioni da presidente della Fondazione Aquileia, affidate dall’ambasciatore Antonio Zanardi Landi a una lettera pubblicata sul Messaggero Veneto, innescassero la miccia della polemica politica, alimentata da un fiorire di dichiarazioni, tra accuse alla giunta regionale, difese d’ufficio e un gran numero di braccia allargate, come a dire “che ne so”, perché per tutti (che sia vero? ) le dimissioni di Zanardi Landi pare siano giunte a sorpresa. A partire dall’assessore regionale alla cultura Tiziana Gibelli, che l’ambasciatore l’ha visto appena pochi giorni fa, proprio ad Aquileia, in occasione dell’inaugurazione dei lavori di restauro della domus di Tito Macro.



«Per me le dimissioni sono un fulmine a ciel sereno – ha detto Gibelli –. Martedì scorso Zanardi Landi aveva annunciato di voler vedere il presidente, ma non avevo minimamente pensato che vi fossero dimissioni in vista». L’assessore dice di non conoscere le ragioni dell’addio alla Fondazione, salvo leggere tra le righe della lettera un certo malumore da parte di Zanardi Landi rispetto all’istituzione dell’ufficio unico.

«Dice che abbiamo eroso competenze alla Fondazione, ma non è così – afferma Gibelli –: abbiamo messo in piedi l’ufficio con il personale di Comune e Regione per risolvere il problema dei fondi relativi alle campagne di scavo, fondi che la Soprintendenza ha ma non riesce a impiegare in mancanza di personale skillato per fare il Rup. Insomma, l’ufficio unico è un supporto, non comporta l’erosione di nessuna competenza. Forse non ci siamo capiti – continua Gibelli –. Non mi pare comunque un buon motivo per dare le dimissioni».

Decisione di cui si dice «dispiaciuto» il sindaco che a sua volta dice di non averne avuto sentore: «È stato un anno difficile – dichiara Emanuele Zorino –, ma la Fondazione stava andando avanti con una serie di operazioni importanti. Ora bisognerà esprimere un altro nome, sempre non vi siano ripensamenti. Dobbiamo guardare al futuro cercando di proseguire con le progettualità impostate dall’ambasciatore». Il cui forfait dispiace anche al consigliere “di casa”, Franco Mattiussi, che però mette le mani avanti: «Non intendo alimentare le polemiche. Dico solo che tra la Fondazione di prima e quella di Zanardi Landi non c’è paragone: gli ultimi anni sono stati di grande importanza e di visibilità per Aquileia». Mattiussi non indugia oltre sul passato e guarda anche lui al futuro presidente. Proposto dalla Regione dovrà trovare il gradimento di Comune e ministero. «Speriamo si possa trovare una soluzione gradita al territorio – chiosa Mattiussi –, una personalità di rilievo come quella dell’ambasciatore».

Già rimpianto dal centrosinistra che punta il dito contro la giunta: «Le dimissioni di Zanardi Landi sono un risultato voluto e ottenuto dalla Lega, con l’assenso dell’assessore Gibelli e la benedizione del presidente Fedriga. Il Friuli Venezia Giulia perde un riferimento di rango internazionale che ha ottenuto importanti risultati e dato visibilità mondiale ad Aquileia. La Fondazione viene esposta al rischio di spoliazione di competenze e di risorse» afferma il segretario regionale del Pd, Cristiano Shaurli. «Per fame di posti, la Lega distrugge un istituto prestigioso, un’esperienza riuscita di collaborazione tra Regione e Stato, un motivo d’orgoglio per la nostra autonomia. Dobbiamo confidare nel Mibact, augurandoci che non tragga le conseguenze di uno snaturamento della Fondazione». Che sotto la guida dell’ambasciatore è cresciuta e si è trasformata. «Il sistema di competenze e relazioni che ha saputo attivare l’ambasciatore – ha detto l’ex presidente Fvg, Debora Serracchiani – non è mai stato ispirato dalla politica, ma solo e unicamente da una straordinaria dedizione ad Aquileia e a ciò che essa rappresenta». La speranza ora, per dirla con un altro ex segretario dei Dem (Renzo Travanut) «è che Aquileia non torni indietro, proprio adesso che la gente ne ha compreso il valore».

Critico anche il capogruppo in consiglio regionale del Patto per l’autonomia, Massimo Moretuzzo: «È l’ennesimo fallimento della giunta Fedriga nelle politiche culturali. Ci troviamo di fronte a scelte sbagliate e totalmente sconnesse rispetto alle potenzialità di un territorio unico (vedi la ricorrenza del cinquecentenario dalla morte di Leonardo da Vinci e i 600 anni dalla caduta del Patriarcato di Aquileia) e all’incapacità di far lavorare in modo coordinato e sereno professionalità e organizzazioni della società regionale».

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