Doppio test, tamponi e sintomi da tenere d'occhio: domande e risposte sulla Fase 3 del coronavirus

UDINE. Non serviranno più 14 giorni (almeno) per tutti, in attesa dei due tamponi: da effettuare a 24 ore di distanza l’uno dall’altro. L'evoluzione della pandemia da Covid-19 ha indotto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a rivedere le raccomandazioni per il rilascio dall'isolamento dei pazienti che hanno contratto l'infezione da nuovo coronavirus. Secondo l’Agenzia sanitaria delle Nazioni Unite, non è più il caso di attendere il doppio test per far uscire i pazienti dall’isolamento
Quando si è guariti dal Covid?
In Italia, dopo due tamponi negativi consecutivi. Solo così si può uscire dall’isolamento. Nella maggior parte dei Paesi basta aspettare 2-3 giorni dalla fine dei sintomi. Questa è l’indicazione data a marzo dai Cdc (Centers for disease control) americani: 3 giorni dalla scomparsa dei sintomi e 10 dal loro inizio. L’8 aprile anche l’ente europeo Ecdc ha emanato indicazioni simili: si può uscire di casa senza timore di contagiare gli altri dopo 8 giorni dall’inizio dei sintomi e 3 dalla fine. In Germania ne bastano 2 dalla guarigione, mentre in Gran Bretagna basta che ci si senta bene e siano passati 7 giorni dall’inizio dei sintomi. Il 17 giugno a questa linea si è allineata anche l’Organizzazione mondiale della sanità, che oggi considera un paziente guarito tre giorni dopo la fine dei sintomi.
Perché l’Italia ha regole diverse?
Si è adeguata alle raccomandazioni precedenti dell’Oms, che il 12 gennaio richiedevano i due tamponi negativi. Il nostro Paese ha seguito molti dei suggerimenti dell’Oms, nonostante a volte da Ginevra siano arrivate indicazioni discutibili (su tamponi, mascherine, asintomatici). Ieri il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto agli esperti del Comitato tecnico scientifico di rivalutare la regola dei due tamponi. «Le nuove linee guida dell’Oms sulla certificazione della guarigione segnano un cambiamento che può incidere sulle disposizioni vigenti». Secondo l’Oms di oggi, «alcuni pazienti hanno probabilmente cessato di essere infettivi nonostante il test positivo».
Quali sono i rischi?
Il rischio è che un paziente, anche senza sintomi, resti contagioso. I resti di virus che si possono trovare nei tamponi sono quasi sicuramente incapaci di replicarsi e infettare. I dati degli altri paesi ci spingono a credere che uscire di casa sia sicuro, quando scompaiono i sintomi.
Quali sono i sintomi da tenere in considerazione?
Principalmente della fine della febbre e delle difficoltà respiratorie. E' normale che resistano tosse, mal di testa, spossatezza, diarrea, che non sono sintomi ma postumi della malattia, che possono durare fino a due mesi.
Perché dopo la scomparsa dei sintomi il tampone resta positivo?
Nelle vie respiratorie possono restare residui di virus, quasi sicuramente non vitali. Prima di raggiungere i due tamponi negativi, ci sono persone costrette in isolamento per 50-60 giorni. La soluzione più sicura sarebbe affiancare il tampone alla diagnosi del medico e al test sierologico, come già stanno facendo alcune aziende per i propri dipendenti.
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