Dov’era il Buonacquisto apre lo store dei cinesi

Nella vecchia sede del megastore adesso saranno venduti oggettistica e abbigliamento. Il sindaco avverte: ma noi puntiamo sui piccoli negozi di vicinato e di qualità

REMANZACCO. La notizia del giorno corre, a Remanzacco, su doppio binario. Dati di servizio, da un lato: riapre oggi, alle 9, il capannone dismesso - di proprietà della Fint spa, società cui è riconducibile il cascamificio del paese - sede, fino a un paio d'anni addietro, del Buonacquisto, ora attivo (in spazi ben più ampi) sul lato opposto della strada, l'ex statale 54. Dall'altro, invece... un'implicita, ma piuttosto palese, presa di posizione, se non proprio di distanza.

In concomitanza con il taglio del nastro nella nuova attività, che sarà a matrice cinese - ai vertici Ji Limao, già titolare di un punto vendita a Cassacco e di uno a Tolmezzo - e che proporrà una merceologia identica, per tipologia, a quella del colosso "rivale", il sindaco Daniela Briz (la quale, peraltro, non snobberà la circostanza: passaggio di saluto atteso in mattinata) sposta l'attenzione «sul valore dei negozi di vicinato, anima di Remanzacco e garanzia di alta qualità» e, non di meno, sulla «più che radicata professionalità della famiglia Iussig. Imprenditori veri, non improvvisati».

In loco il collegamento è immediato ma, per chiarezza, sarà bene precisare che la citazione è rivolta al nucleo familiare fondatore del Buonacquisto appunto, di cui l'esercizio cinese conserva - per ovvie ragioni di richiamo - il "prefisso": è stato battezzato, infatti, Buon Prezzo. Diplomazia obbligata, dagli ambienti municipali, ma non tale da oscurare una certa perplessità (per non dire distacco) verso un'operazione che potrebbe minare equilibri acquisiti e consolidati.

Balza all'occhio, infatti, la perfetta duplicazione dei prodotti commercializzati: così come nel vecchio (e nuovo) Buonacquisto, al Buon Prezzo l'utenza troverà un po' di tutto. Mancano solo gli alimenti, volendo offrire una sintesi immediata: sugli scaffali - per il momento quelli del pianterreno, ma nulla esclude che, se la risposta della clientela sarà soddisfacente, ci si allarghi al livello superiore - oggettistica per la casa, giocattoli, articoli di bellezza, accessori, abbigliamento, generi di elettronica, hobbistica. Sette, allo stato, i dipendenti, tutti di nazionalità cinese.

La proprietà, peraltro, è indirizzata verso un incremento della forza lavoro e punterebbe, fa sapere, all'assunzione di personale friulano.

Focus sul «coraggio di chi osa avviare un'impresa in un frangente così critico» dai portavoce dell'esercizio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto