Dream Village, Federitalia: attenti all’asta
CORDENONS. Andranno all’asta, il 21 febbraio, gli immobili privati dei cordenonesi Sante Scian, Lucio Fantin e Vittorio Fantin di Cordenons. La vendita è in esecuzione del fallimento dichiarato dal tribunale di Pordenone nel 2008 della Cds srl, società gestrice dell’ex Dream Village di viale del Benessere a Cordenons di cui, a quella data, i tre cordenonesi erano fideiussori e garanti rispetto alla banca. Ma per Wally Bonvicini, presidente di Federitalia associazione nazionale antiusura, alla quale i privati si sono rivolti, si tratterebbe di un’asta viziata nella sostanza.
«I privati – spiega Bonvicini – hanno tuttora in corso dei procedimenti giudiziari contro la banca, che, se si concluderanno con una sentenza a loro favore, renderebbero nulla qualsiasi vendita. L’istituto giuridico della garanzia da evizione prevede che, in caso di contestazioni prima dell’asta, i legittimi proprietari possano, se risultati vincitori della causa già in corso, riappropriarsi delle loro proprietà, con grave danno dei terzi che nel frattempo sono subentrati in esse». È questo un particolare che si aggiunge alla già annosa e complicata battaglia legale che i tre cordenonesi hanno avviato nei confronti della banca, appellandosi al presunto reato di usura perpetrato nei loro confronti.
Nell’ambito del diritto privato, si parla di evizione se un terzo fa valere il suo diritto di proprietà sulla cosa venduta e la sottrae a colui che l’ha comprata. Il venditore, in questo caso il tribunale per conto della banca, ha quindi l’obbligo di garantire il compratore da tale rischio.
«Così non avviene quasi mai», fa però notare Bonvicini, che in più parti di Italia sta conducendo un’acerrima battaglia contro le banche e la stessa Equitalia in casi di pratiche usuraie. La presidente di Federitalia lo scorso settembre è stata tra i relatori di un incontro informativo sul tema organizzato a Roveredo in Piano. «Nel caso dell’asta in questione – ha precisato Bonvicini – l’usura oggettiva è stata riconosciuta, manca solo il dolo».
«Il giudice fallimentare – spiega uno degli opponenti, Vito Fantin – ha riconosciuto in parte l’esistenza di interessi e commissioni praticate nei finanziamenti alla Cds oltre la soglia usurabile, ma non tali da impedire il recupero del credito».
«Quella sentenza – puntualizza – alla fine è diventata esecutiva: di qui la messa all’asta delle nostre proprietà». Ciò che tuttavia fa oggi la differenza sono altri due ricorsi che i privati hanno avviato lo scorso anno contro lo stesso istituto bancario. «Il primo è in sede civile per il risarcimento dei danni – fa sapere Fantin – Il secondo è in corso davanti al giudice delle esecuzioni fallimentari e fa riferimento ad un precedente conto bancario sempre legato alla vicenda della società».
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