Driutti attacca Iacumin e si mette in gioco: «Manzano, io ci sono»

MANZANO. «Io ci sono. Non so ancora in quale ruolo. Non di sicuro da sola, perché per vincere bisogna aver un gruppo alle spalle che ti appoggia. Non è detto che bisogna sempre agire in prima persona. Per esserci si può anche collaborare o di fianco o a lato».
Dopo un lungo silenzio torna a parlare Lidia Driutti, ex sindaco di Manzano. La sua esperienza alla guida del Comune si interruppe bruscamente per un commissariamento. Ma oggi con questo suo intervento torna nuovamente ad agitare le acque della politica. Il tutto a un anno esatto dalla prossima tornata elettorale. Il suo è un messaggio al centrodestra «che non deve – dice – farsi del male da solo», ma che potrebbe essere rivolto ad altri amministratori, ovvero a chi potrebbe essere pronto ad abbracciare nuove intese in virtù del nuovo panorama politico nazionale. «D’altronde – rileva – lo scenario è vario e confuso».
Di sicuro, in attesa che il quadro si delinei in maniera più chiara, l’ex sindaco dimostra a chiare lettere di non apprezzare l’operato del suo successore, Mauro Iacumin. Prende le distanze esaminando i dati dell’ufficio studi della Camera di commercio di Udine che ha fatto emergere il cambiamento della capitale della sedia: dalla perdita – anche se meno consistente negli ultimi 4 anni – delle aziende del manifatturiero, alla crescita del settore ricettivo.
«Il Comune ha fatto poco per attirare investimenti importanti – dice Driutti –. Abbiamo assistito a promesse, ma a nulla di nuovo». Nel mirino in particolare le opere pubbliche. «Non è che con un paio di fognature – afferma – si riesca ad attrarre nuovi imprenditori. Poco prima della fine imprevista del mio mandato avevo coinvolto alcune aziende per creare una nuova catena di produzione nel settore della bioedilizia. Non si è saputo più nulla. Si sarebbe potuto innescare un dialogo che avrebbe coinvolto nuove realtà produttive, dal legno alla casa».
Poi la stoccata all’istruzione: «Manzano non spicca in nessuna eccellenza. Avevamo creato solide basi per aumentare la qualità della scuola e creare un polo di formazione. Oggi assistiamo a una perdita di iscritti. E, si sa, gli studenti portano con sé le famiglie. Per non parlare della mancanza di strutture in città. Quanto sta accadendo con l’aula magna ancora chiusa a un anno e mezzo dalla chiusura dei lavori è inaccettabile».
«In sostanza – conclude – abbiamo perso qualità in questi anni e ci vorrà tempo prima di recuperare. Manzano deve tornare a essere attrattiva, luogo dove c’è vita, movimento a tutte le ore, dove si lavora. Vorrei che si tornasse a parlare di Manzano come luogo di eccellenza. Invece non c’è nulla per cui questo Comune oggi si caratterizza se non per alcuni bar o ristoranti».
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