Droga, risse e paura nel “salotto buono” di Pordenone

Parrucchiere che scortano i clienti, ragazze minacciate, scambio di dosi alla luce del giorno. I residenti: «Siamo esasperati»

PORDENONE. Si chiama sempre piazza XX Settembre, ma con il “salotto buono” della città ha poco a che vedere. L’area che si snoda alle spalle della Casa del mutilato è diventata un porto franco, dove si spaccia sotto la luce del sole, a poche centinaia di metri da genitori che accompagnano per mano i propri figli alle scuole Gabelli e da clienti che si avventurano (è il caso di dirlo) nei negozi della zona.

Anche i residenti hanno ormai raggiunto e superato il grado di sopportazione e stanno predisponendo un esposto da presentare alle forze dell’ordine e alla magistratura per minacce e danneggiamenti alla cosa pubblica. Senza contare la dura quotidianità dei commercianti.

La titolare del salone “Tagliati per il successo”, per esempio, è costretta a scortare fuori dal suo negozio le clienti, la sera, accompagnandole lungo un percorso sicuro perché all’uscita si ritrova gente poco raccomandabile. In 11 anni ne ha visti di tutti i generi.

«Quando sono arrivata io, in questa piazzetta c’erano i punkabestia – ha ricordato – poi si sono susseguiti gruppi di diverse provenienze e oggi immigrati prevalentemente musulmani».

A lasciare quella zona della città non pensa proprio: «Perché dovrei andarmene io? Non cedo e continuo per la mia strada, anche se è vero che per fare il mio lavoro devo lottare di più di altri» ha affermato. Chiede di non mettere il nome nell’articolo: «Mettete solo le mie iniziali, V.B.».

Lei è tosta, non teme di affrontare quanti si siedono davanti alla sua vetrina e la sporcano, o di richiamare quelli che lasciano rifiuti nella piazzetta, o ancora chi abbandona cartine o involucri che contenevano droga. Ma oltre a lei, pensa alle dipendenti e alle clienti.

«Mi confessano di avere timore a venire da me». «Ho paura a uscire la sera, con l’incasso. E mercoledì, quando c’è stata la rissa con l’arresto del ragazzo, ho accompagnato fuori clienti e dipendenti, ho fatto chiudere prima e ce ne siamo andate».

E a proposito della rissa, con tanto di blocco di marmo staccato da un muretto e utilizzato quale corpo contundente, l’egiziano Ibrahim Abou Zahra, 20 anni, regolare permesso di soggiorno, unico arrestato con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, difeso dall’avvocato Valentina Arcidiacono, ha lasciato il carcere e, su decisione del giudice Piera Binotto (pm Nicola Russo), gli è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora notturno.

Intanto, gli esercizi commerciali della zona si sono tutti dotati di un sistema di videosorveglianza, ma si tratta di apparecchiature private, che inquadrano la porzione esterna di ogni negozio. Manca un occhio pubblico dedicato: una telecamera dà sulla scalinata di via Bertossi e un’altra su Casa del mutilato, ma non “osserva” la zona specifica.

«Cerchiamo di essere presenti e presidiare la zona – ha affermato l’assessore comunale alla sicurezza, Emanuele Loperfido – ma la polizia municipale può essere solo da supporto: quello che è necessario è avere presidi fissi delle forze dell’ordine. Da parte nostra, stiamo studiando un progetto per l’inserimento di steward a supporto della sicurezza in città».

Sia l’assessore sia il comandante della polizia municipale sono consapevoli del fatto che si tratta di una zona calda.

«Cercheremo di capire chi poter recuperare attraverso gli operatori di strada e con i servizi sociali – ha spiegato Loperfido –. Il comandante Rossi ha già organizzato degli incontri con gli operatori dei servizi sociali proprio per affrontare situazioni delicate come questa».

Ma c’è anche chi, tornando indietro, non sceglierebbe più quella zona per insediare la propria attività. Lo ha affermato Pier Alvise Zovatto, della sala scommesse.

«Quando sono venuto a vedere la zona non mi ero accorto del degrado – ha ammesso –. Se lo avessi saputo, non avrei aperto qui. Io riesco a tenerli fuori dal mio negozio, ma quello che ci vorrebbe è un controllo costante».

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