È morto lo storico notaio di Tolmezzo: era positivo al virus

TOLMEZZO. È morto all’ospedale carnico a 94 anni lo storico notaio di Tolmezzo Pietro Moro. Innumerevoli gli atti passati tra le sue mani di famiglie, associazioni, imprese ed enti della Carnia. Ferrato e affabile, molti lo ricordano per la sua capacità di interagire con tutti. I funerali saranno celebrati martedì 12, alle 10, in Duomo. Lascia i figli Andrea, titolare della tipografia Moro, e Girolamo, avvocato.

Dieci giorni fa il notaio aveva accusato problemi di salute che ne hanno determinato il ricovero e poi la morte. Era risultato negativo a quattro tamponi e positivo al quinto. Pietro Moro (il cui padre Girolamo era stato sindaco di Tolmezzo) esercitò la professione di notaio dal 1956 fino al 2001. La prima sede gli fu assegnata a Padova, dove si era laureato e dove si sposò con la moglie Wanda (tolmezzina come lui).

Poi con la famiglia rientrò in Carnia, con prima sede notarile a Comeglians e poi a Tolmezzo. Scandì la sua vita tra lavoro, famiglia e attività sportiva. Il notaio Romano Lepre del collega ricorda: «Era della generazione di mio padre. Ha lavorato tanto ed è stato un punto di riferimento in Carnia in funzione anche di quella che era la realtà e vivacità economica delle vallate.

Il notaio Moro operò molto tra la Val Tagliamento, Ovaro e Comeglians. Sia lui che mio padre hanno stipulato molti atti quando sono nate le zone industriali di Tolmezzo e nelle altre valli. Ricordo poi – prosegue Lepre – quando ci fu per legge a livello nazionale la regolarizzazione delle imprese familiari in società. Operazioni molto impegnative e per cui la legge dava poco tempo. Io lavoravo 12-13 ore al giorno in studio.

Il notaio Moro invece si era preso qualche giorno di ferie (era appassionato di pesca subacquea e mare, di montagna e di sci). Mi meravigliai: come avrebbe fatto a fare quegli atti? Invece con mia grande sorpresa, lui rientrò due giorni prima della scadenza e fece quello che io avevo fatto in dieci.

Aveva una grande capacità di badare all’essenziale e infatti furono operazioni da lui condotte con successo. La possibilità di avere professionisti così capaci è stato un supporto importante per l’economia della Carnia».

Lino Not, sindaco di Ovaro, incrociò sulla sua strada più volte Moro. «Era capace, ben organizzato, preciso e affabile. Molti professionisti – dice Not – facevano riferimento a lui».

Il figlio Andrea ricorda il padre, l’attaccamento alla famiglia, il modo d’essere. «Era severo come gli uomini di una volta ma con un cuore grande. Mio padre mi lascia i suoi valori, il suo modo di rapportarsi con le persone improntato alla semplicità, all’umiltà».

Andrea conferma la capacità di infilare, tra un impegno lavorativo e l’altro, le amate camminate, beneficiandone in concentrazione. «Era un profondo amante della montagna – ricorda il figlio –, dello sci e del mare. Adorava l’aria aperta, la natura. È andato sessanta volte sull’Amariana».

Moro, racconta Pier Giuseppe Avanzato nel libro “Gente di Tumieç”, provò a infondere la sua passione anche all’amico pasticciere tolmezzino Licurgo, in sovrappeso: lo portò a camminare con sé, in bici, a nuotare al lago. Giunti in cima all’Amariana, Moro estrasse dallo zaino una bilancia, che sancì il successo dell’operazione. —
 

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