«È poco elegante l’iban sugli inviti di nozze»

In tempi di crisi è diventata una moda. Per non fare figuracce è uscito il divertente manuale della friulana Fabiola Marchet

C’è del dozzinale a questo mondo, in dominante aspetto. Eravamo appena riusciti a spazzolarci da dosso i resti di un barbaro sistema, quand’ecco il ritorno del no style. Necessario sterzare, almeno sin dove si riesce a far raddrizzare schiene ricurve. Riagguantare un certo archetipo di educazione in società è uno sforzo affrontabile.

L’osservazione acuisce i sensi e una possibile folgorazione può suggerire il rimedio. Aiuta lavorare in una casa editrice, in quei posti le idee girano più velocemente. Se ne è accorta Fabiola Marchet, goriziana con un vissuto udinese e ora, da qualche anno, adottata dalla Milano da bere.

«Se scegli la comunicazione devi ammettere l’ipotesi di un trasloco. E così accadde», rammenta. La giovane signora cresce «in una certa famiglia, abituata al rigore» e spesso si trova a disagio davanti a comportamenti diciamo maleducati, pur non contemplando alcun gesto villano. «Un’eccessiva leggerezza nel comportarsi, ecco, trascurando le regole minime del bon ton».

Detto e fatto. Fabiola si trasforma in una scrittrice utily, ovvero in una dispensatrice di piccoli consigli del quotidiano. Le dieci regole del Bon Ton (Armenia editore) fa da ariete per scardinare i moltissimi “non sta bene”, “oddio, adesso che faccio?”; dalle ferree applicazioni del sedersi a tavola a qualunque altra gestualità possibile in presenza di esseri umani.

L’atto secondo è Le dieci regole del viaggio ideale, mentre il terzo, targato 2013, punta al comparto nozze&affini: La piccola Bibbia del matrimonio perfetto (stesso gruppo editoriale); la prefazione è curata della sua “conterranea” e maestra di stile, Tjasa Dornik. «Con a fluttuare nel mezzo alcuni libretti sugli Angeli, una passione irrinunciabile», precisa Marchet.

- Chiariamo. Lei suggerisce gli atteggiamenti corretti per affrontare la cerimonia, non i miracoli per far funzionare una coppia, vero?

«Oh, la ringrazio. È bene distinguere. Non mi permetto di ficcare il naso dentro la casa di marito e moglie, mi fermo agli sposi appena tornati dalla luna di miele. Da quel punto in su, non più affar mio. La zona di competenza è il pre, ovvero il faticoso passo verso l’unione eterna. Fra burocrazie, prenotazioni, inviti, scelte multiple, abiti, viaggi, insomma è una fatica vera».

- Un sacco di soldi, per giunta. E magari i due si separano subito.

«Capita, come no, speriamo. Comunque è buona norma non farsi incantare dagli sfarzi hollywoodiani. D’accordo, è un giorno singolare, ma non lo puoi riempire come un panino autostradale. Faccio una media di classi sociali, ovvio. I multimiliardari seguono parametri loro. Dosiamo i desideri, non facciamoci prendere dalla bulimia del voglio tutto».

- La lista degli orrori. In cima alla hit?

«C’è chi mette l’iban sugli inviti. Così si può comodamente compilare il bonifico da casa. Ma no! È squallido da morire. Di scarsissima eleganza. Non creda siano casi isolati, è una moda diffusa. I ragazzi ormai convivono, a differenza di cinquant’anni fa, e sono già forniti del necessario: tv al plasma, forno a microonde, piatti, bicchieri, servizi di posate e quant’altro. Servono soldini, piuttosto. Nulla di male, occorre scegliere il metodo, però. Questo è davvero il peggiore».

- Sopravvive il taglio della cravatta?

«Purtroppo sì. In attenuazione. Lo sposo la cravatta se la tiene, con quel che costa!».

- La bomboniera?

«Novantanove su cento finisce in un cassetto. Sapendolo, non sprechiamo denari. Io e mio marito ci siamo portati a casa persino una biga romana. Bottino di nozze, of course. Ecco, mi dica lei cosa te ne fai. Sebbene l’oggettino contemplasse un porta fiori, l’inutilità è lampante».

- Si tenga alla sedia, Fabiola. E gli sposini di marzapane conficcati sull’ultimo piano della torta?

«Terribili. Ogni tanto si rivedono. Non tanto quelli tradizionali, piuttosto le versioni erotiche. In svariate posizioni, non mi faccia dire. La gioventù si diverte. Assolutamente kitsch».

- Sul fidanzamento: il maschio s’inginocchia ancora tendendo l’anello?

«Non c’è controindicazione. Chi vuole lo faccia. Fa scena, a patto sia serio».

- Necessario chiedere la mano della ragazza al babbo?

«Ma no. L’Ottocento è superato da un pezzo. Il corredo pure».

- Lo strappo coi denti della giarrettiera?

«Ah. Nooo».

- Gli addii al celibato?

«Basta follie. Le donne si rifugiano in una Spa e gli uomini si dedicano a una due giorni di sport molto macho».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:matrimoniolibri

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto