E scoppia la polemica: sbagliato sostenere l’evento

Il Comune di Udine al gay pride, l’opposizione con Fi e Per Udine attacca: verificheremo se l’iter è corretto. Contrario pure il vice presidente Della Rossa che boccia la scelta della giunta

UDINE. «Anche se indossa la fascia tricolore, l’assessore Pizza non mi rappresenta». Lapidario il commento del vice presidente del consiglio comunale, Franco Della Rossa (Innovare), contrario alla partecipazione del Comune di Udine al gay pride.

Non è la prima volta che Della Rossa prende le distanze dalla sua maggioranza sui temi Lgbt. Il sostegno concesso dalla giunta Honsell, però, non convince neppure il centrodestra, dove Maurizio Vuerli, uno dei due rappresentanti di Forza Italia, si riserva di verificare «se il Comune poteva patrocinare un’iniziativa fuori regione».

Le motivazioni sono sempre le stesse: l’istituzione farebbe meglio a restare super partes senza partecipare alle manifestazioni di piazza.

E se per certi versi le critiche dell’opposizione sono parte del gioco, fanno sicuramente più rumore quelle provenienti dalla maggioranza di centrosinistra con Della Rossa che, a ogni occasione, rimarca la sua posizione: «La maggioranza faccia quello vuole - ripete - ma l’assessore con la fascia tricolore al gay pride non mi rappresenta.

Lo stesso vale per la maggior parte dei miei elettori». Il vice presidente del consiglio comunale lo ripete da tempo, da quando il sindaco si batteva per l’iscrizione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero.

Critico pure Vuerli secondo il quale non è così scontato che il «Comune possa pratrocinare eventi organizzati fuori regione anche se coinvolgono il Triveneto. Pizza partecipi pure - aggiunge - questo non è un problema, approfondirò la questione per capire se la giunta poteva farlo».

Il patrocinio non convince neppure Paolo Pizzocaro (Per Udine): «Sui diritti civili è stato fatto molto a iniziare dal riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso, sono tutti fatti che condivo pienamente e che servono a dare una riposta di civiltà e progresso alle richieste da tempo ricevute anche a palazzo D’Aronco.

Detto questo, non ritengo opportuno che un Comune partecipi a queste manifestazioni pubbliche organizzate per voler esibire una “diversità”». Secondo Pizzocaro «sarebbe più indispensabile far comprendere al grande pubblico la “normalità” della coppia gay permettendole di integrarsi nel tessuto sociale».

«Non mi piacciono - ripete - le esibizioni di piazza, anche perché non è compito del Comune sostenerle». Chiariti questi aspetti, il capogruppo di “Per Udine” boccia «la presenza al gay pride di Treviso di un assessore in rappresentanza del Comune di Udine e magari a nostro carico per quanto riguarda le spese di trasposto».

Ma non è ancora tutto perché Pizzocaro aggiunge: «Un’amministrazione per dimostrare attenzione verso i cittadini, deve sostenere eventi che creino progresso e diffondino cultura senza cedere a inutili provocazioni che possono ledere la sensibilità e l’opinione di chi la pensa diversamente».

Polemiche a parte, a Treviso si è concluso il percorso iniziato sei mesi fa nel Triveneto. La scelta di Treviso non è casuale: «È caduta su questa città - spiega l’Arcigay di Udine e Pordenone - come sostegno al processo iniziato per lasciarsi alle spalle l’intolleranza e la chiusura delle passate amministrazioni e per recuperare lo spirito antidiscriminatorio con cui venne sottoscritto lo Statuto della città».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto