Eccidio di Porzûs, 80 anni dopo: «La Osoppo emblema di resistenza alle dittature»
Cerimonie tra Faedis, Canebola e le malghe con il ministro Ciriani e Fedriga

Sono trascorsi 80 anni dall’eccidio di Porzûs. Da quando, cioè, i partigiani “rossi” della Garibaldi giustiziarono i partigiani “verdi” della Osoppo, nel febbraio 1945. In tutto le vittime furono diciotto, per quella che viene considerata una delle pagine più buie della Resistenza italiana.
Si sono svolte le celebrazioni ufficiali tra Faedis, Canebola e le malghe di Porzûs. Nei diversi interventi è emerso il tema della riconciliazione, impossibile da raggiungere, però, senza un riconoscimento della verità. «Bisogna continuare a parlarne proprio per raggiungere questo obiettivo», ha detto il presidente dell’Associazione partigiani Osoppo (Apo), Roberto Volpetti. «Per questo 80esimo anniversario abbiamo invitato il capo dello Stato Sergio Mattarella, ma capiamo che la situazione attuale gli ha impedito di esserci. Speriamo di poterlo ospitare in uno dei prossimi appuntamenti. Sarebbe il terzo presidente». Dopo Francesco Cossiga (in visita privata)e Giorgio Napolitano.
La cerimonia
La commemorazione ha preso il via dalla piazza di Faedis. Qui il sindaco Luca Balloch, insieme al collega di Attimis Maurizio Malduca e al presidente Volpetti, ha accolto il presidente della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga. «La Osoppo – sono state le sue parole – è la rappresentazione di ciò che significa combattere le dittature, quella fascista prima, quella comunista poi, sacrificando la vita per consegnare a noi un Paese libero e democratico».
Fedriga ha fatto riferimento «al disegno della Jugoslavia titina di annettere un pezzo di Friuli», richiamando il valore della pace da un lato, «che non può esistere senza verità», la difesa della libertà dall’altro, «che ci è stata consegnata e che va difesa senza abbassare la guardia». Se il sindaco Balloch ha paragonato la guerra «all’inverno della civiltà», Volpetti ha parlato di riconciliazione, citando monsignor Guglielmo Biasutti: «Le parole che risuonano oggi sono verità e perdono, le stesse che hanno animato l’abbraccio tra l’osovano don Redento Bello e il garibaldino Giovanni Padoan Vanni. Abbiamo il dovere di proseguire in questa direzione».
Tra Canebola e le malghe
La mattinata è proseguita nella chiesa di Canebola, con l’arrivo del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e della medaglia d’oro al valor militare Paola Del Din. Al termine della messa officiata dal cappellano della Julia don Marcon Minin, hanno preso la parola Del Din, l’assessore comunale di Udine Andrea Zini («siamo grati a chi ha testimoniato con coraggio e dignità il senso più autentico della Resistenza»), lo storico Tommaso Piffer e, in chiusura, il ministro Ciriani.
Quest’ultimo ha commentato: «Siamo qui non solo per ricordare ma anche per imparare, perché le tragedie della storia possono ripetersi e la libertà è sempre in pericolo». Riferendosi all’eccidio alle malghe ha aggiunto: «Non c’è alcun ideale che giustifichi la ceca brutalità e la cancellazione della dignità umana e dell’avversario politico. Vedere così tanta partecipazione – ha chiuso il ministro – significa che il sacrificio degli osovani ha generato dei frutti, utili a indicare alle nuove generazioni la strada da seguire. Il loro sangue non è stato versato invano». Dopo la lettura del messaggio inviato dal Capo dello Stato(già diffuso in occasione degli eventi organizzati dall’Apo il 7 febbraio), i partecipanti hanno raggiunto le malghe per la deposizione di una corona d’alloro.
I commenti
Diverse le autorità civili e militari presenti tra Faedis e Canebola: il prefetto Domenico Lione insieme a deputati, consiglieri regionali e primi cittadini. Tra tanti fazzoletti verdi anche due fazzoletti rossi, quelli dei vertici dell’Anpi, Antonella Lestani e Dino Spanghero. «Ricordiamo chi ha donato la sua vita alla comunità per conquistare la pace e costruire uno Stato libero e democratico», ha detto il segretario provinciale del Pd udinese, Luca Braidotti.
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