Ecco come si possono utilizzare i buoni spesa erogati dai Comuni: dai generi alimentari ai farmaci

UDINE. Niente modello Isee o altri indicatori del reddito: le procedure di richiesta sono sgravate di ostacoli burocratici e, in definitiva, ridotte a un’autocertificazione compilabile (sempre e solo da un componente per nucleo familiare) anche con assistenza telefonica o su Internet, usufruendo dell’apposita modulistica presente sul sito del proprio Comune.
- COSA SI PUO' COMPRARE
Buoni spesa utilizzabili per l’acquisto di generi alimentari o di prima necessità come farmaci (no bollette) presso gli esercizi commerciali contenuti in un elenco che ciascun Comune dovrà pubblicare sul proprio sito istituzionale
- A CHI PUÒ ESSERE DESTINATO IL BUONO SPESA
La competenza in merito all’individuazione della platea dei beneficiari ed il relativo contributo è, dall’Ordinanza, attribuita all’Ufficio dei Servizi sociali di ciascun Comune.
L’ufficio darà priorità a quelli non assegnatari di sostegno pubblico (RdC, Rei, Naspi, indennità di mobilità, cassa integrazione guadagni, altre forme di sostegno previste a livello locale o regionale). Si rileva che ciò non esclude che le risorse possano essere attribuite anche a percettori di altre forme di sostegno pubblico al reddito, ma nell’attribuzione del contributo dovrà darsi priorità a chi tale sostegno non lo riceve. La suddivisione avverà tra nuclei familiari con figli, coppie e single. La ripartizione dell’importo da assegnare a ogni categoria verrà decisa da ogni singolo Comune.
A tal proposito la competenza ai Servizi sociali permette di conoscere in maniera più agevole casi già noti e di poter aiutare in maniere più celere nuove situazioni di difficoltà che emergono quoti- dianamente anche per categorie finora non colpite (es. artigiano impossibilitato a svolgere la propria attività o nella vendita del prodotto con figli a carico)
- L’AUTOCERTIFICAZIONE
Anci ha deciso procedere con semplici modelli di autocertificazione che consentano la richiesta di accedere celermente alle misure del decreto, ai possibili aventi diritto. (specifiche nell’autocertificazione allegata). Tra le varie modalità, è consentito l’accesso alle misure attraverso avviso aperto e a scorrimento dei richiedenti aventi diritto fino ad esaurimento delle spettanze o delle risorse comunque disponibili. Fondi che però in futuro possono essere integrati con fondi dei comuni o dei privati
- LA STAMPA DEI BUONI E IL LORO UTILIZZO
I buoni potranno essere cartacei o in formato plastificato e verranno distribuiti dalle varie amministrazioni. Ogni Comune pubblicherà sul proprio sito internet l’elenco dei negozi aderenti e in cui si potranno effettuare gli acquisti.
Tempi di risposta? Brevi. Anzi, brevissimi, come da disposizioni ministeriali che hanno posto il timbro di “misura urgente” sull’erogazione dei 400 milioni di euro (con ordinanza della Protezione civile nazionale) sulla prima misura emergenziale destinata direttamente «a famiglie e persone che non hanno i soldi per fare la spesa».
Con i primi Comuni partiti già nel fine settimana appena trascorso (il Comune di Udine, destinatario di un fondo di 526.853 euro) inizierà da oggi ad accettare e valutare le richieste), sono entrate a regime anche in Friuli Venezia Giulia le procedure per l’erogazione (da parte dei singoli Comuni) dei “buoni spesa”.
PARTENZE SCAGLIONATE
Sarà inevitabilmente una partenza a scaglioni, perché se l’ordinanza ha una struttura identica a livello nazionale, l’ostacolo è rappresentato dal processo di individuazione dei beneficiari della misura di sostegno: sono infatti i singoli servizi sociali (ma in primis quelli d’Ambito per la nostra regione) a dover fare da filtro per individuare le richieste (sono state subito migliaia) che vantano i requisiti richiesti,
L’intervento è infatti mirato ai nuclei familiari più esposti ai rischi derivanti dall’emergenza epidemiologica, con priorità per quelli non già assegnatari di sostegno pubblico. Insomma, quella fascia creata direttamente dal coronavirus: i nuovi poveri, per usare termini che fanno sempre male.
«Chi si trovava già in stato di dichiarata difficoltà o indigenza economica prima dell’emergenza coronavirus - ha spiegato il presidente regionale dell’Anci, Dorino Favot -, ovvero già destinatario di una delle tante misure di sostegno economico, slitterà nell’ordine di priorità di questa specifica graduatoria.
L’ordinanza prevede espressamente che la misura emergenziale sia rivolta ai soggetti economicamente più colpiti, quelli che si trovano ora e concretamente in difficoltà nel procedere all’acquisto dei beni di prima necessità».
COSA E' POSSIBILE ACQUISTARE
Eccolo un altro distinguo: i buoni spesa (non sono cedibili) potranno coprire solo l’acquisto di beni di prima necessità: «Generi alimentari, farmaci, prodotti per l’igiene. Niente alcolici e sigarette. E non sono spendibili per il pagamento delle bollette, proprio perchè non sono soldi, per farla breve», prosegue Favot.
FASCE E IMPORTI
Materialmente i buoni saranno realizzati e distribuiti dai singoli Comuni, che oltre ad avere in carico l’individuazione dei beneficiari sceglieranno anche il “taglio” dei tagliandi e le fasce di destinazione finale: per i single, per i nuclei familiari composti da 2, 3, 4 5 e più persone (i massimali per famiglia restano a discrezione dei Comuni: a Udine sarà non si potrà andare oltre gli 800 euro per destinatario).
Un provvedimento dello Stato, insomma, con delega totale ai Comuni: «I 400 milioni non sono stati distribuiti solo in base al numero degli abitanti di un Comune - precisa Favot -, c’è una quota del 20% del totale che è stata erogata sulla base della distanza tra i reddito pro capite del singolo Comune e il reddito pro capite medio nazionale.
Ecco perché, in proporzione, molti enti del Sud Italia hanno ricevuto un contributo superiore ai pari condizione dell’Italia settentrionale. In Fvg sono arrivati oltre 6 milioni di euro.
Per i Comuni sicuramente un compito complicato, anche perché c’è il carattere di urgenza del provvedimento, la priorità non è aiutare, ma aiutare subito le famiglie in reale difficoltà.
Lo Stato scarica il barile sui Comuni? Non direi, piuttosto è un tentativo di cercare, nell’emergenza, di ovviare a quelle che possono presentarsi oggi come le nuove famiglie in difficoltà economica. Anche per questo non è ancora possibile individuare la reale estensione della platea dei beneficiari di questa ordinanza.
Posso tranquillamente confermare che i primi Comuni ad aprire le procedure di richiesta sono stati subito sommersi di telefonate: il timore, purtroppo concreto, è che crescerà la fascia di povertà delle famiglie. Se sarà sufficiente?
Temo di no, ma resta un primo fondo importante, come partenza va bene perché, se non altro, ci consente intanto di approntare le misure organizzative e cercare di trovare un sistema per essere più veloci nell’aiuto a chi è in difficoltà».
REQUISITI
Attenzione però: non basterà aver perso ogni forma di entrata economica per aver diritto ai buoni spesa. «Se per esempio una famiglia ha un certo importo in banca, sul conto corrente - spiega il segretario generale di Anci Fvg, Alessandro Fabbro - non può essere benficiaria di questo sostegno e chi è già destinatario di altri sussidi pubblici scalerà nella lista dei soggetti che godono della priorità.
Questo, però, dall’altra parte non esclude chi è in cassa integrazione o ha fatto domanda per il bonus per le partite Iva, perchè in molti casi quei sostegni non sono ancora arrivati. Poi incideranno la presenza di componenti familiari con disabilità. Tutto ruota sull’autocertificazione, ma attenzione: il Comune si riserva una successiva verifica su quanto dichiarato. E sono previste sanzioni pesanti per chi certifica il falso».
I FONDI AI COMUNI
Una direttiva univoca, nessuna eccezione, con i singoli Comuni che potranno anche decidere se spendere subito tutte le risorse (destinando in pratica più soldi rispetto agli importi inizialmente previsti per singola fascia, ovvero sui componenti del nucleo familiare) o “spezzettare” gli aiuti, riproponendoli in un secondo momento.
Scelta possibile considerando anche gli importi: se, infatti, Udine può godere di oltre mezzo milione di euro, Palmanova ne ha ricevuti 28.564, Cervignano 73.219, Codroipo 85.715, Tavagnacco 79.120, Cividale 58.852, San Daniele 42.449, Manzano 35.437, Tolmezzo 53.911, Latisana 71.321, Lignano 36.501, San Giorgio di Nogaro 39.273, Pordenone 272.325, contro il milione e 78.606 euro di Trieste e i 182.034 di Gorizia.
In tutti i territori sono stati come detto coinvolti i servizi sociali degli Ambiti territoriali, nei quali le assemblee dei sindaci hanno stabilito delle modalità omogenee su scala regionale, a cominciare da un’autocertificazione (criterio fondamentale per il riconoscimento dei buoni spesa) che sarà sostanzialmente uguale per tutti e scaricabile da tutti i siti dei Comuni.
ULTERIORI AGEVOLAZIONI
Comuni che dovranno però anche individuare «la lista degli esercizi dove saranno spendibili i buoni spesa - precisa ancora Fabbro -. Va tuttavia ricordato che non solo la grande distribuzione, ma anche piccole realtà e varie associazioni hanno aderito all’invito del Governo di integrare i buoni con ulteriori sconti, offrendo un ulteriore 10% di abbattimento dei costi agli utenti».
PIÙ POVERI
Sulla platea dei beneficiari, invece, il segretario generale dell’Anci Fvg ragiona in termini percentuali. «Nel 2018, ultimo dato completo per la nostra regione, le famiglie cosiddette povere in Fvg erano il 7,3% delle famiglie: diciamo che se l’impatto dell’emergenza coronavirus non dovesse far superare la soglia del 10% sarebbe un grande risultato. Ma lo sapremo solo dopo che tutti i Comuni avranno raccolto le domande, solo allora sapremo di quanto si è allargata la fascia di povertà in regione».
L’ordinanza ha comunque dato la possibilità ai Comuni «aprire conti correnti specifici - aggiunge Fabbro - per attirare su questi fondi anche finanziamenti privati, implementando il budget per i buoni spesa, con immediati vantaggi fiscali per chi contribuisce». —
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