«Ecco il racconto della mia battaglia contro l’alcolismo»

La storia di Walter, giovane friulano, finito nel tunnel Canzian (Aas 3): per uscirne è fondamentale l’aiuto dei gruppi
Di Elena Del Giudice

UDINE. «Mi chiamo Walter e sono un alcolista». Una dichiarazione che racchiude in sè il coraggio di chi ammette di avere un problema e cerca di uscirne, il coraggio di mettersi in gioco, il coraggio di chiedere aiuto.

Inizia così il racconto di Walter, un uomo che è nato e vive in un paese della montagna friulana, che ha iniziato a bere «verso i 14/15 anni, in compagnia degli amici». Qualche birra, all’inizio, che poi sono diventate 3, 4... quelle necessarie «ad ubriacarmi». Nessuna conseguenza dalle prime “sbronze”, non incidenti, non grandi liti. «Poi un giorno ho iniziato con un paio di amici un giro di bevute fino a non ricordare più quel che era accaduto. Mi sono svegliato in ospedale - prosegue Walter - dove mi hanno detto che ero andato in coma etilico».

Per un paio di settimane non ha bevuto, ma poi un giorno «non so nemmeno come, ho ricominciato. Prima un caffè corretto, poi una birra, poi di nuovo come prima. Anzi, più di prima». Walter se ne va di casa dove le discussioni per il suo bere eccessivo erano all’ordine del giorno. Ma la vita da single è ancora più difficile: i soldi se ne vanno nell’alcol, e anche l’auto deve essere venduta perché non riesce a pagare le rate. L’incontro con Marta (nome di fantasia) sembra aprire nuovi orizzonti, ma Marta non è disposta ad accettare il comportamento del suo ragazzo, non voleva che bevesse. E un giorno «ha preteso che non bevessi più». La storia, e la convivenza, diventano burrascose finchè dalle liti si passa alla violenza fisica. «A quel punto - confida - ho iniziato a rendermi conto che l’alcol, da compagno spensierato di vita e baldorie, era diventato un problema serio».

La vita di Walter cambia quando decide di rivolgersi agli Alcolisti anonimi. «La paura di venire giudicato era tantissima, ma la sofferenza era tale che non potevo più bere». Si è presentato al primo incontro astinente da 4 giorni e ha scoperto che «lì c’erano persone come me, che non mi giudicavano e che desideravano aiutarmi. Ho deciso di fidarmi e di frequentare». Sono 4 mesi che Walter non beve più. «Non tutti i problemi sono stati risolti, ma tengo duro e ogni giorno che passa alimenta la speranza che, se vado avanti così, il mio futuro non potrà che essere migliore».

Oggi che si celebra la giornata di prevenzione dell’alcolismo, la testimonianza di Walter «ci dice molto su che cosa sia l’alcolismo - spiega Gianni Canzian, direttore del Dipartimento delle dipendenze della Aas 3 Alto Friuli -: non solo un’abitudine sbagliata ma, come tutte le dipendenze, una vera e propria malattia neurobiologica. L’alcol, infatti, come la nicotina, l’eroina, ma anche il gioco d’azzardo, può modificare nel tempo in modo permanente l’attività di alcune aree del cervello. E sono modifiche da cui non si torna mai indietro del tutto». Per chi si trova in una situazione di dipendenza «è importante capire e accettare questa condizione, liberandosi della vergogna e dei sensi di colpa, ma anche dall’orgoglio che porta a negare e a sfidare questo limite». Un grande aiuto in questo percorso di consapevolezza «può arrivare dalla partecipazione ad un gruppo di persone che hanno attraversato lo stesso problema. Come gli alcolisti anonimi- conclude Canzian -, i Cat, i percorsi di gruppo attivi nei servizi di alcologia».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto