Ecco il rifugio segreto di Zonin in Friuli

UDINE. Il ritiro friulano di Gianni Zonin non è più un segreto da quando il Messaggero Veneto ha scritto della vicenda.
La villa a Terzo di Aquileia dove l’ex numero uno della Popolare di Vicenza ha scelto di rifugiarsi dopo il tracollo dell’istituto di credito berico che ha trascinato con sè anche i 119 mila soci che avevano acquistato le azioni della banca, è oggi oggetto di un servizio del quotidiano La Repubblica.
A dare conto di dove il più volte presidente di BpVi ha scelto di risiedere, era stato proprio il Messaggero Veneto due settimane fa, in un servizio di Maurizio Cescon, descrivendo la villa color giallo ocra, immersa nei vigneti della tenuta Ca’ Vescovo, trasformata in una specie di “fortino”.
«Telecamere dappertutto, vetrate anti proiettile, la siepe che la circonda alta quattro metri: questo il racconto di chi l’ha vista, nelle settimane febbrili del restauro. Dentro una rinfrescata alle pareti e il rinnovo di mobili, elettrodomestici e suppellettili».
Qui Zonin attende anche l’esito dell’inchiesta che varie procure, iniziando da quella di Vicenza, hanno avviato. Le ipotesi di reato principali restano quelle di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza.
Il filone segue le vicende di BpVi, primaria banca veneta che a fine degli anni 80 aveva rilevato la Banca Popolare Udinese conservando circa 9 mila fedeli soci, quasi gli stessi che oggi hanno registrato una svalutazione di oltre il 90 per cento del valore delle quote detenute che molti, invano, avevano peraltro tentato di vendere mesi e mesi prima del crac. Tanti non ci sono riusciti, i più.
Alcuni, i fortunati, invece sì. Altri erano diventati azionisti “per forza”, per ottenere credito attraverso affidamenti o prestiti, in cambio dei quali erano “invitati” ad acquistare azioni. Poi il crollo, dopo le ispezioni di Banca d’Italia e un controllo attento dei conti che aveva evidenziato come BpVi non fosse affatto solida.
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