Ecco il tempio crematorio senza spendere soldi pubblici

Il progetto da 3,3 elaborato da Comune e Università sarà pagato dai privati Chi vincerà il bando si rifarà dell’investimento gestendo l’impianto “sostenibile”
Di Cristian Rigo
Udine 3 Novembre 2009. Ciimitero di San Vito. Telefoto copyright Foto Agency Anteprima
Udine 3 Novembre 2009. Ciimitero di San Vito. Telefoto copyright Foto Agency Anteprima

Un nuovo forno crematorio innovativo e a impatto quasi zero senza spendere un euro di soldi pubblici. È il progetto del Comune di Udine che intende realizzare un nuovo impianto da 3,3 milioni con la formula del project financing. A pagare l’opera quindi saranno i privati che poi si potranno rifare dell’investimento gestendo la struttura per i prossimi 20 o 30 anni. La giunta ha già approvato un’istruttoria e il forno che sarà realizzato nel cimitero di San Vito è stato inserito nell’elenco delle opere del 2017. «A breve - annuncia il sindaco Furio Honsell - contiamo di bandire la gara per la realizzazione».

Perché oggi l’attesa per una cremazione può arrivare anche a due settimane. «L’attuale impianto - spiega l’assessore competente, Enrico Pizza - risale al 1991 e ha una sola “linea” per cui quando c’è la necessità di effettuare interventi di manutenzione l’attività si blocca. Inoltre - aggiunge - mentre all’inizio le cremazioni erano 2-300 all’anno adesso siamo arrivati a effettuarne 1.200 - 1.300 e più della metà riguardano persone non residenti in città. Quando poi il forno crematorio di Cervignano (l’altra struttura presente in provincia è a Gemona, ndr) non è disponibile i tempi di attesa si allungano».

Da qui l’esigenza di una nuova struttura che possa rispondere alla richiesta - crescente - di cremazioni non soltanto dei residenti a Udine, ma anche della provincia. «Sarà un impianto moderno con due “linee” in modo tale da non interrompere mai le cremazioni nemmeno in caso di manutenzioni - continua Pizza -. Ci sarà poi anche una sala per i commiati laici che ovviamente potrà essere utilizzata anche dai credenti di qualsiasi religione. Inoltre - aggiunge - ci consentirà di avere un’area di “rispetto” per la consegna delle ceneri che al cimitero di San Vito oggi non c’è». Al momento nel cimitero di via Martini non c’è una sala per i commiati laici che è invece presente a Paderno dove però - assicura l’assessore ai Servizi cimiteriali - «non è molto utilizzata così come l’area destinata ai musulmani poiché la maggior parte degli immigrati preferiscono che la salma torni in patria, ma è giusto garantire comunque il servizio a chi non può permettersi le spese di viaggio e alla seconda generazione di immigrati perché chi nasce in Italia solitamente decide anche di essere seppellito qui».

Le tariffe approvate dalla giunta per quanto riguarda la cremazione sono di 450 euro per i residenti e di 499 per i non residenti.

Il progetto del nuovo forno è stato studiato dal Comune in collaborazione con l’Università e in particolare con il professore Gioacchino Nardin del Dipartimento politecnico di ingegneria e architettura che già aveva lavorato all’impianto di cogenerazione e teleriscaldamento. «Abbiamo stipulato una convenzione con l’ateneo perché volevamo un impianto che fosse molto efficiente dal punto di vista energetico - precisa Honsell - quindi non ci sarà solo un isolamento efficace e pannelli solari ma anche il recupero del calore sprigionato durante la cremazione».

«Negli ultimi anni - spiega Nardin - la richiesta di cremazioni è aumentata in modo esponenziale superando in Friuli il 30% e in alcuni Paesi nordici addirittura il 50%. C’era quindi la necessità di avere un vero e proprio tempio crematorio con uno spazio per consentire a chi ha perso una persona cara di avere un momento di raccoglimento. Nel tempio ci saranno due linee in modo tale da mantenere sempre in funzione il servizio. Il progetto è stato redatto dall’ingegnere del Comune Fabrizio Loschi con la supervisione di Agense Presotto, io mi sono limitato a fornire una consulenza per fare in modo di studiare un sistema per recuperare buona parte dell’energia prodotta per portare la temperatura dei forni a 900 gradi all’interno del ciclo: lo scopo è quello di ridurre al minimo l’impatto ambientale».

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