Ecco il vino del duce, il produttore: "Non toglierò Mussolini dalle etichette"

C’è Mussolini che inneggia con il braccio destro alzato a «Credere, obbedire, combattere». E poi Hitler in posa e il motto «Sieg Heil» («Saluto alla vittoria»).
Sono alcune delle bottiglie di vino più vendute sulle spiagge e negli autogrill di tutta Italia. Le etichette si possono trovare anche online e al costo di 9 euro. E gli acquirenti sono in gran parte collezionisti e nostalgici di tutta Europa, dalla Russia alla Scandinavia, dalla Germania all’Inghilterra.
La provenienza è friulana. Da 25 anni l’azienda vinicola Lunardelli, che ha sede a Colloredo di Prato, giocando su questi e altri personaggi, ha creato un marchio conosciuto e discusso. Ora questo “patrimonio”, che ha resistito a quattro cause civili, rischia di scomparire. Il disegno di legge presentato alle Camere da Emanuele Fiano del Partito Democratico – sull’onda del caso della “spiaggia fascista”, lo stabilimento di Playa Punta Canna a Sottomarina di Chioggia in cui il gestore, Gianni Scarpa, denunciato, inneggiava al fascismo – punta a punire “chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco”.
Andrea Lunardelli, “inventore” di queste etichette e addetto alle vendite, sbotta: «La norma è inaccettabile. Non offendo nessuno. Non vedo perché dovrei toglierle. Abbiamo già avuto un tiranno in Italia ed è stato più che sufficiente. Ora ne abbiamo mille». «Hanno paura dei fantasmi – continua –. È tutta nebbia che ci gettano davanti agli occhi per nasconderci i problemi di tutti i giorni, quelli reali. Se volevano promulgare una legge per cancellare ogni simbolo del fascismo la facevano subito dopo la guerra come in Austria e in Germania dove sono vietate le immagini del nazismo sui libri».

Udine come la spiaggia di Chioggia? «Ma no – risponde Lunardelli –. Il gestore di quello stabilimento ha sbagliato a dire certe cose, ma l’ha fatto per vendere il proprio prodotto. Esattamente come noi abbiamo fatto una scelta per far conoscere il nostro vino».
Si definisce «storico e apartitico» Lunardelli, ma «prima di tutto – precisa – per me queste etichette sono una goliardata». E fu proprio per scherzo che iniziò nel 1992 la fortuna dei Lunardelli. «La bottiglia numero uno, “Il camerata”, fu una richiesta di un cliente che mi portò un’etichetta direttamente da Predappio – racconta –. Gli serviva per una cena. E lo accontentai. La notizia si sparse fino ad arrivare a Bolzano. Il secondo cliente mi chiese Hitler con la scritta “Fuhrerwein”. E il terzo Stalin con lo slogan “Il compagno”».
Tra le 106 etichette rinchiuse nella cantina dei Lunardelli c’è di tutto: da Churchill a Napoleone, dai quadri di Leonardo Da Vinci all’imperatrice d’Austria, Sissi. «Per quanto riguarda Mussolini e Hitler – precisa – non c’è alcun riferimento alla svastica o a frasi razziste. Una cosa è la goliardata, un’altra è la propaganda. E noi non vogliamo inneggiare a nessuno».
Tanto che l’ultima creazione è dedicata al movimento Anonymous: «E ne sono – aggiunge Andrea – molto orgoglioso. Volevo anche creare un’etichetta sull’Islam in stile Charlie Hebdo, e portarla direttamente in Francia, ma mio padre si è opposto per paura. In verità ci tengo molto alla libertà di espressione. E questo mi ha spinto a portare avanti queste creazioni. Lo faccio perché nessuno dimentichi ciò che ci ha insegnato la storia».
Le bottiglie con le etichette fasciste «e soprattutto naziste», puntualizza Lunardelli, valgono un sesto del fatturato dell’azienda. «Ne vendiamo circa diecimila all’anno. Ma nei primi sei mesi abbiamo registrato un raddoppio delle vendite». È il mercato su internet quello che tira di più. «Qui si rivolgono metà dei nostri acquirenti che vogliono le etichette di Mussolini e Hitler. Una particolarità? I russi preferiscono il Fuhrer a Stalin».
C’era anche la bottiglia di Che Guevara... «ma l’abbiamo dovuta togliere dal mercato perchè la vedova del fotografo che aveva realizzato l’etichetta ci ha chiesto i diritti d’autore».
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