Ecco l’uomo che combatte la sordità da mezzo secolo in Fvg e Veneto

Udine, il titolare di Maico Walter Marchesin: entriamo nelle case con tatto, pazienza e sorriso. Venduti 80 mila apparecchi. Crescono fatturato e dipendenti, 24 centri specializzati

UDINE. Poco meno di mezzo secolo passato a combattere la diffidenza e la vergogna che spesso risiedono in chi non sente. Una vera e propria missione quella dell’udinese Maico, azienda guidata da Walter Marchesin, che la porta avanti ogni giorno con determinazione e un segreto: entrare in punta di piedi nelle case dei propri assistiti, con tatto, pazienza e un caloroso sorriso.

«Perché noi – chiarisce subito il titolare – lavoriamo con persone grandi cui dobbiamo il massimo rispetto e tutta la comprensione necessaria».

La cura con cui sceglie le parole Marchesin è già un marchio di fabbrica. Non parla mai di anziani, ancor meno di vecchi. Questione di rispetto come detto, ma anche del faticoso tentativo di sdoganare lo spinoso tema dell’ipoacusia (volgarmente detta sordità) dal solo parametro dell’età anagrafica. «Sa – continua – i controlli andrebbero fatti dai 40 anni in poi, peccato che per pudore poi in pochi li facciano».

L’avventura di Maico, che oggi conta 24 punti vendita tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, inizia nel 1973 a Padova. È lì, nella città dove viene inventato il primo apparecchio intrauricolare che Raffaele Marchesin, padre di Walter, apre il suo primo ufficio. Si tratta di una breve parentesi seguita dal trasferimento a Udine, in via Cavour, dove, ancora oggi, è ospitata l’attività amministrativa dell’azienda.

«I primi sono anni di entusiasmo per l’innovazione tecnologica ma anche di difficoltà – svela Marchesin –. Le protesti acustiche erano una novità e bisognava superare un muro di diffidenza. Come? Entrando direttamente in casa delle persone. Andando a convincerle dell’utilità della protesi lì dove si sentivano più tranquille. E’ iniziato così un lavoro a domicilio che di fatto non è mai venuto meno. Neanche oggi».

Nell’era della comunicazione virtuale e degli acquisti online, Maico continua a garantire il servizio domiciliare ai suoi clienti. «Si tratta – fa sapere Marchesin – di uno sforzo economico e organizzativo pesantissimo, ma è quello sforzo che ci differenzia da tutti gli altri. Noi vogliamo che i nostri assistiti si fidino di noi, stiano alla larga dalle bufale che si leggono in rete, insomma, che si sentano come in famiglia».

Una famiglia numerosa forte di 120 tra dipendenti collaboratori. Sarebbero anche più, non fosse che Maico, come altri, si scontra con la difficoltà di reperire personale. «Avrei bisogno di assumere almeno altri 10 dipendenti e non parlo solo di alti profili, ma anche di impiegati.

Il problema – denuncia l’imprenditore – è che non ci sono più persone disposte ad innamorarsi del lavoro e sopratutto modeste e rispettose delle persone che si trovano di fronte. Saperci fare, usare la giusta cortesia, nel nostro lavoro è fondamentale. E questo ai ragazzi di oggi manca».

Negli ultimi anni l’azienda è cresciuta senza soluzione di continuità. Nel 2019 ha aperto tre nuovi punti vendita a Spilimbergo, Gemona e Bassano del Grappa. Altri 4 ha in progetto di aprirne nel 2020. Due in Fvg, due in Veneto. Se l’approccio al cliente negli anni è rimasto lo stesso, a cambiare, e in modo vertiginoso, è stata la tecnologia.

«Dalle protesi analogiche siamo passati a quelle digitali collegate agli smartphone che fanno di tutto: rilevano il battito cardiaco, registrano, traducono, localizzano e avvisano in caso di caduta» ricorda Marchesin. Una nuova frontiera che poco a poco inizia ad essere apprezzata, specie dai clienti meno in là con gli anni che sono anche quelli più avvezzi all’uso delle tecnologie?

In quasi mezzo secolo di attività Maico ha venduto circa 80 mila apparecchi. L’anno scorso ha chiuso con un aumento di fatturato del +9%, segno più che dovrebbe essere confermato anche per il 2019. Parte della sua fortuna l’azienda la deve all’importante strategia di comunicazione messa in campo negli ultimi anni.

Se da un lato ha lavorato sulla presenza capillare nei territori e sul contatto diretto, domestico con i suoi clienti, dall’altro ha cercato di ampliarne la platea sensibilizzando l’opinione pubblica rispetto al problema dell’ipoacusia.

«Lo abbiamo fatto grazie all’assist di alcuni amici – ricorda Marchesin –: Mal, il maestro Giorgio Celiberti, Nino Benvenuti ma anche Dalila Di Lazzaro e Dario Zampa ci hanno aiutato a scalfire la diffidenza delle persone rispetto ai controlli e agli apparecchi».

Un’attività fondamentale, che ora potrà contare su un altro volto noto, quello di Arrigo Cipriani, l’erede del leggendario Harry’s bar di piazza San Marco a Venezia. —


 

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